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Sabato, 27 Luglio 2024 - 11:42

Home / Elizabeth Warren: mining Bitcoin minaccia per la sicurezza nazionale

mining minaccia

Per la senatrice Elizabeth Warren il mining Bitcoin sarebbe una minaccia per la sicurezza nazionale USA

Gianluca Grossi 27/07/24 11:32 News

Il mining Bitcoin? Non solo un problema per l'ambiente e per il consumo energetico, ma anche per la sicurezza nazionale. A parlare è di nuovo Elizabeth Warren, senatrice che si è auto-dichiarata a capo dell'esercito anti-crypto e che ha trovato il tempo, all'interno di un contesto politico fortemente cambiato negli USA negli ultimi mesi, di attaccare di nuovo il mining.

Dietro gli attacchi della senatrice ci sarebbe la questione dei proprietari di diverse mining farm, che sarebbero per percentuali rilevanti cittadini di origine cinese e - secondo la senatrice - in alcuni casi con legami con il Partito Comunista Cinese.

E che potrebbero utilizzare il mining per attaccare la rete elettrica degli Stati Uniti, anche se con modalità che la senatrice Warren si è ben guardata dal commentare pubblicamente.

Una vecchia storia riciclata per motivi… politici?

Non è la prima volta che la senatrice Elizabeth Warren si scaglia contro Bitcoin, contro il mining e più in generale contro le criptovalute.

In passato ha attaccato l'intero comparto perché in grado di fornire una sponda alla malavita e a chi vuole riciclare denaro. Altre volte ha attaccato l'inconsistenza e la tendenza a fallire degli exchange, e altre volte ancora invece se l'è presa con il settore del mining per il suo impatto sull'ambiente.

Questa volta però è diversa: secondo quanto la senatrice ha riportato alla commissione del Congresso competente per le questioni economiche ha sottolineato il pericolo che i miner costituirebbero per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

Il discorso è in realtà relativamente semplice e si appella a quelli che sono dei fatti già accaduti in passato e che portarono il presidente Joe Biden a ordinare la chiusura di una piccola infrastruttura di mining, situata troppo vicina a siti di interesse della difesa USA e di proprietà di un cittadino cinese.

Un incidente di percorso, ampiamente rientrato, che però secondo la senatrice Warren segnalerebbe quanto sia pericoloso il mining per gli Stati Uniti.

Si tratterebbe di minacce che riguarderebbero principalmente i miner di proprietà straniera, e che potrebbero essere utilizzate, anche se non si è ancora capito come, anche per cyber-attacchi.

Inoltre, sempre secondo la senatrice, cittadini cinesi starebbero usando crypto per acquistare in gran segreto attività di mining, citando in questo caso un investimento da 6 milioni di dollari avvenuto in Texas tempo fa.

Dal particolare al generale: la retorica di Warren non spaventa più

Il meccanismo utilizzato da Elizabeth Warren, fanno notare i suoi avversari, è però sempre lo stesso: utilizzare fatti singoli, generalizzarli e poi trarne un vettore d'attacco al mondo crypto.

Questa volta tocca ai miner - già impegnati nella complicata fase post halving, che però saranno più che in grado di rispedire al mittente le accuse.

Si tratta nel grosso dei casi anche di società quotate in borsa e sottoposte a screening importanti anche in termini di proprietà. E che nonostante i sospetti che la senatrice vorrebbe trasmettere all'opinione pubblica, sono società trasparenti e controllate.


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Tanto tuonò che piovve, verrebbe da dire. Le dimissioni di Giovanni Toti, un attacco alla democrazia e la vittoria di una magistratura schierata a sinistra? La domanda è legittima. Le odierne dimissioni del presidente della Regione Liguria, e prima ancora gli arresti domiciliari per l'accusa (non ancora provata) di aver ricevuto fondi per la sua attività politica, innescano inevitabilmente un acceso dibattito politico, sollevando interrogativi profondi sullo stato della democrazia in Italia e sul ruolo della magistratura nel contesto politico attuale.

Giovanni Toti, figura di spicco nel panorama politico italiano e leader della coalizione di centrodestra in Liguria, ha annunciato le sue dimissioni a seguito di indagini giudiziarie che lo vedono coinvolto. E, diciamolo, provocate da un pressing oltremisura che sarebbe diventato una battaglia inesauribile ed estenuante, un braccio di ferro con la giustizia, e un boomerang se non coronata da successo.

Una scelta responsabile, che avrà i suoi effetti. E questo lo vedremo presto. Sebbene le accuse siano ancora oggetto di approfondimento, la tempistica e la natura delle indagini hanno sollevato anche sospetti e accuse di partigianeria politica contro la magistratura.

In una democrazia sana, la magistratura dovrebbe operare in modo indipendente, basandosi esclusivamente su principi di legalità e giustizia. Tuttavia, il "caso Toti" e le sue dimissioni sollevano dubbi sull'imparzialità del sistema giudiziario italiano. Alcuni esponenti politici e commentatori sostengono che le indagini su Toti siano parte di una strategia più ampia, orchestrata da settori della magistratura vicini alla sinistra politica, volta a destabilizzare il centrodestra.

Le reazioni

Le reazioni nel mondo politico non si sono fatte attendere. I sostenitori di Toti, insieme ai pochi e timidi leader del centrodestra, hanno denunciato un uso strumentale della giustizia per fini politici. Matteo Salvini, leader della Lega, ha dichiarato: "Questa è una chiara manovra per eliminare un avversario politico scomodo. La democrazia è in pericolo quando la magistratura si permette di influenzare così pesantemente la politica".

Dall'altro lato, esponenti della sinistra e difensori della magistratura respingono le accuse, sottolineando che nessuno è al di sopra della legge e che le indagini devono seguire il loro corso indipendentemente dall'appartenenza politica degli indagati. "Accusare la magistratura di partigianeria senza prove concrete è pericoloso e mina la fiducia nelle istituzioni democratiche", ha affermato Nicola Zingaretti, esponente di spicco del Pd.

Attacco alla democrazia?

Un attacco alla democrazia, dunque? L'idea che le dimissioni di Toti rappresentino più che altro un danno alla democrazia è alimentata dalla percezione che, in Italia, vi sia una tendenza a politicizzare la giustizia. Ovviamente da una certa parte. E non da oggi. Ricorderemo Silvio Berlusconi e le sue battaglie di fatto cessate solo all'atto della sua morte. Ogni volta uscito innocente, salvo una per motivi fiscali. Se le accuse di partigianeria della magistratura fossero fondate, saremmo di fronte ad un grave problema per la democrazia italiana, in quanto la giustizia dovrebbe essere un baluardo di imparzialità e non un'arma politica.

Descrivere la magistratura come irriverente forse è pesante, ma nei termini non nella sostanza perché implica un comportamento che va oltre i limiti del rispetto per la separazione dei poteri. Se la magistratura agisce con l'intenzione di influenzare l'andamento politico, si potrebbe parlare di una crisi istituzionale. Tuttavia, queste sono affermazioni gravi che richiedono prove concrete. Ma sicuramente i più attenti le avranno.

C'è da chiedersi: perché non sussistono dubbi o indagini su elargizioni in Emilia Romagna o in Campania, dove appalti pubblici cozzano con il governatore? No, la Liguria era nel mirino da ben quattro anni. Anni di intercettazioni per cercare di ribaltare uno dei governi regionali più capaci.

Conclusione: le dimissioni di Giovanni Toti senza dubbio scuotono il panorama politico italiano e accendono un dibattito profondo sul ruolo della politica, sui suoi finanziamenti, sulle relazioni con imprese, sulla magistratura e sulla tenuta della democrazia. Mentre è fondamentale che la giustizia faccia il suo corso, è altrettanto cruciale garantire che essa operi in modo imparziale e indipendente. Solo così si può mantenere la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e preservare la salute della democrazia italiana.

Come si potrebbero altrimenti accettare da oggi finanziamenti (seppur dichiarati!) alla politica?E per quanto riguarda le dimissioni, ingiuste e pericolose per la libertà, di un politico stretto nella morsa della giustizia ingiusta e una opposizione che urla alla forca, verrebbe da dire: talvolta un passo indietro significa farne dieci avanti. Lo vedremo presto.


Ogni socialista è un dittatore mancato, perché l'intera ideologia socialista ruota intorno alla premessa che il pianificatore è l'essere umano di suprema e ineguagliabile intelligenza, un'intelligenza tale da pianificare la vita di miliardi di suoi simili. E ogni socialista immagina se stesso come quel pianificatore. I socialisti amano ripetere frasi come «L'italiano medio non capisce niente», oppure «Bisogna spiegare alle persone che...». Si sentono i detentori di una coscienza superiore, appartenenti a una classe di eletti, con l'obiettivo di insegnare al prossimo come vivere, cosa pensare, quando essere sensibile e quando no. Questo è il socialismo, non è mai stato di altra natura, e gli intellettuali lo amano perché li fa sentire belli, intelligenti e dannati in un mondo di ignoranti. 452516701_541480811535610_6659430348926929311_n


Mandate for Leadership 2025 is an unofficial blueprint for a potential conservative administration, published by the Heritage Foundation's Project 2025. Donald Trump has distanced himself from the project, even though many people associated with his first term as president contributed to the document.

It's billed as "The comprehensive policy guide for a new conservative president, offering specific reforms and proposals for Cabinet departments and federal agencies, pulled from the expertise of the entire conservative movement." Paul Dans, the Project 2025 Director, says that the project aims "to deconstruct the Administrative State."

Chapter 24 of the 922-page document is on the Federal Reserve. It was authored by Paul Winfree, Distinguished Fellow in Economic Policy and Public Leadership at The Heritage Foundation.

The chapter is decidedly anti-Fed-it calls for abolishing the Fed altogether and returning to a commodity-backed money-but it also suggests some more politically palatable reforms that would merely limit the Fed, in case the more radical measures prove to be infeasible. Winfree lists the proposals "in decreasing order of effectiveness against inflation and boom-and-bust recessionary cycles." Free banking (which entails abolishing the Fed), and a return to commodity money are listed first.

Overall, the chapter presents a great, albeit brief, critique of government intervention in money and banking. It blames the Fed for exacerbating the cycle of booms and busts, inflating away the value of the dollar, enabling exorbitant deficit spending by the federal government, picking winners and losers in financial markets, and expanding its own power with each crisis.

From a Misesian-Rothbardian perspective, it has a few Friedmanite flaws. But assuming Donald Trump isn't going to read and adopt Rothbard's views in What Has Government Done to Our Money?, this is much better than the tepid, Fed-embracing advice from "right-wing Keynesians" during the 80s and 90s. (See "Clintonomics: The Prospects" in Making Economic Sense for more on them.)

The influence of Friedman's monetarism is not just in the third-, fourth-, and fifth-best policy compromises. The chapter begins in error: "Money is the essential unit of measure for the voluntary exchanges that constitute the market economy." The idea that money is a unit of measure leads to a host of errors in monetary theory, leading to the conclusion that the purchasing power of money should be stabilized.

In fact, it was this idea that led to the creation of the Fed in the first place. Winfree acknowledges this: "The Federal Reserve was originally created to 'furnish an elastic currency' and rediscount commercial paper so that the supply of credit could increase along with the demand for money and bank credit." Winfree says that the Fed's ability to stabilize the purchasing power of the dollar is hindered by the full employment side of the Fed's dual mandate and by discretionary, as opposed to rules-based, monetary policy. Instead of attacking the Fed on more fundamental grounds, namely that the original justification for the Fed was fallacious, Winfree accepts this justification and says that Fed doesn't do a good job at this task.

The chapter also mentions Friedman's diagnosis of what prolonged the Great Depression, but without citing him. According to Friedman, the Federal Reserve failed to prevent a collapse in the money supply from 1929 to 1933, and this is what caused what would have been a "garden-variety recession" to turn into the Great Depression. Winfree alludes to this diagnosis in more general terms: "the Great Depression of the 1930s was needlessly prolonged in part because of the Federal Reserve's inept management of the money supply." Of course, those who have read Rothbard's America's Great Depression know that it was the Fed-enabled monetary expansion in the 1920s that led to the inevitable bust, and that the depression of the 1930s was prolonged due to the host of interventions by Hoover and FDR. Bank failures and the concomitant collapse of money and credit actually help the adjustment process through the liquidation of mismanaged banks and by realigning the supply of credit with real savings.

The influence of Friedman and the Chicagoites is most apparent in the policy proposals offered as alternatives to ending the Fed. Friedman's "K-Percent Rule" is listed after the proposal to return to a commodity standard. The "K" refers to a fixed rate of growth in the money supply-Winfree offers 3 percent per year as an example. The idea is to take central bank discretion completely off the table, much like the other proposed rules: the inflation-targeting rule (which Winfree acknowledges is already somewhat in effect at the Fed), the Taylor Rule, and the Nominal GDP Targeting Rule.

An important problem with all of these rules (aside from the fact that discretion can be good) is that they are arbitrary. Why a 3 percent fixed rate in money supply growth? Why should we have a 2 percent price inflation target? What weights should be applied in the Taylor Rule? Why should nominal spending be stabilized? To see why any explicit or implied target is arbitrary, consider what we would see in a progressing unhampered market economy.

In such a progressing economy, we would probably have steady (but not fixed) price deflation primarily due to the increased production of goods and services. This expectation accords with historical experience, especially the 19th century: "throughout the nineteenth century and up until World War I, a mild deflationary trend prevailed in the industrialized nations as rapid growth in the supplies of goods outpaced the gradual growth in the money supply that occurred under the classical gold standard."

But even this is not grounds for a monetary policy rule that targets some fixed rate of price deflation, for the same reason we shouldn't fix the price of anything based on what we assume is a natural trend. The economy is in constant flux as values change, the stock of known natural resources changes, technology is invented, and savings preferences change, among countless other factors. This is why Mises referred to stabilization policy as "an empty and contradictory notion" (Human Action, p. 220). To Winfree's credit, he acknowledges that without a central bank, "the norm is for the dollar's purchasing power to rise gently over time, reflecting gains in economic productivity." It seems that this point is lost, however, once the monetary policy rules are discussed.

I'm not against taking incremental steps to chip away at State power, but the proposed rules seem more like side-steps or steps backward. For example, if the Fed were explicitly committed to the Taylor Rule, this would probably bolster the perception that the Fed is an impartial, scientific agency using sophisticated models and tools to manage the macroeconomy.

These issues, and a few other minor points (like the claim that fiscal policy is ok if it is "timely, targeted, and temporary") keep me from giving this chapter an A+. But I wholeheartedly agree with the anti-Fed spirit and statements like the following:

A core problem with government control of monetary policy is its exposure to two unavoidable political pressures: pressure to print money to subsidize government deficits and pressure to print money to boost the economy artificially until the next election. Because both will always exist with self-interested politicians, the only permanent remedy is to take the monetary steering wheel out of the Federal Reserve's hands and return it to the people.

It seems to me that all the alternative reform ideas involving "rules-based monetary policy" are moot because of these political pressures. Rules are easily bent and abandoned when political winds change. We should just remove the cancer and replace it with nothing.

Note: The views expressed on Mises.org are not necessarily those of the Mises Institute.


Il Corriere della sera ha raccontato la storia di un imprenditore milanese divenuto clochard dopo essere stato derubato dal suo socio in affari. Al giornale ha raccontato che la sua vita è deragliata dopo aver aperto un ristorante perché il socio, "un amico di vecchia data, nel 2022 è scappato con la cassa: 400mila euro. Avevo investito tutto in quel locale. Ero appena tornato dalla Thailandia, anche lì ristoratore, e avevo acquistato una casa a Monza con il mutuo. Dopo l'imprevisto professionale e le prime rate non pagate, la banca s'è presa l'abitazione. Mio fratello mi ha ospitato per qualche mese, poi ho deciso di uscire, mi sentivo ingombrante…".

Fin qui il dramma. Ma poi viene la beffa. "Eppure una casa dove andare ce l'avrei…", dice l'ex imprenditore. "In via Padova, c'è un immobile che apparteneva a mia nonna. Oggi è occupato abusivamente da una famiglia di stranieri che non se ne vuole andare. Sembra che la fortuna mi abbia voltato le spalle, ma io non voglio arrendermi, posso rialzarmi, magari a partire da un letto vero".

Chiaro il concetto? Quest'uomo, tradito dal socio che credeva amico, rimasto letteralmente senza soldi, è costretto a vivere in strada perché uno Stato che è più traditore del suo amico consente a qualcuno che non ne ha alcun diritto di vivere nella casa di cui è proprietario.

Secondo i numerosi comunisti - dichiarati o velati - che popolano il web, la società e il Parlamento (chi ha tempo, ascolti o legga i resoconti dei dibattiti alla Camera e in Senato sul decreto "Salva Casa"), ci troviamo di fronte al titolare di una "rendita immobiliare", ricco per definizione e da punire più degli altri perché la casa l'ha ereditata dalla nonna. Ecco, andate sotto i portici di via Muzio Scevola a Milano e diteglielo in faccia, se ne avete il coraggio.

Giorgio Spaziani Testa, 26 luglio 2024

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pints-with-aquinas-dr

The political climate continues to perplex. With shifting definitions and trends, it is harder to rely on standard political presumptions like Democrats being anti-war and Republicans only getting support from white middle-class America.

One such presumption for decades has been the Right's support of free-market capitalism. But that support seems to be waning.

Take, for example, some comments by Tucker Carlson a few years ago. He said, "Market capitalism is not a religion. Any economic system that weakens and destroys families isn't worth having." Such a comment, of course, implies that it is at least partly capitalism's fault that families are crumbling in the United States. Similar anti-capitalist sentiments emerged with the Right's support of former President Trump's protectionist agenda, which sought to limit international competition in order to bolster American production-an idea that seems popular with the Republican voting base.

If the Right is drifting away from capitalism, whither is it moving? Are there even any alternatives to capitalism and socialism? Some offer distributism as such an alternative. To be clear, most on the Right are not championing distributism outright or even implicitly. Those who claim the label almost exclusively consist of traditionalist Catholics. That being said, as we'll see, there are certainly overlaps in policy goals with the broader political Right. As such, it's worth considering this supposed third way.

What Is Distributism?

There is a Catholic podcast called Pints with Aquinas. To explain it briefly, think of its host, Matt Fradd, as basically Catholic Joe Rogan. The show consists of long-form interviews where Fradd talks to priests, theologians, apologists, and occasionally those known for being politically on the Right (for example, he recently had Jordan Peterson on the show). Accordingly, there have been some guests who have discussed the idea of distributism (most of this article will pull from his interview with Dr. Alex Plato on the topic).

The idea comes from the first half of the last century, and the names most associated with it are Hilaire Belloc and G.K. Chesterton (a direct response to Belloc can be found here). The goal of the system is to have productive property (i.e., the means of production) as widely distributed as possible. This stems from the distributist critique that, under both socialism and capitalism, the means of production end up concentrated in ever fewer hands. Under socialism, it is the state that controls the means of production; under capitalism, it is a small number of capitalists. The goal of distributism is for the means of production to be distributed widely among as many hands as possible.

How Are We Supposed to Get There?

Given the name of the concept and its end goal, many balk at distributism as sounding too socialist. On the surface, the goal seems to be a redistribution of capital, ostensibly to the workers from the owners. Yet this is a third way? Distributists insist, however, that they are not socialists. What, then, are their policy prescriptions? What are the practical ideas to move toward a wider distribution of productive property if not confiscation and redistribution? Joseph Pearce laid out the following policy prescriptions:

Policies that establish a favourable climate for the establishment and subsequent thriving of small businesses; policies that discourage mergers, takeovers, and monopolies; policies that allow for the break-up of monopolies or larger companies into smaller businesses; policies that encourage producers' cooperatives; policies that privatize nationalized industries; policies that bring real political power closer to the family by decentralizing power from central government to local government, from big government to small government.

These have been the traditional policy goals-a mixed bag, indeed. Part of the problem is how vague they are. What exactly is meant by a favorable climate for small businesses? Does that entail simply removing regulatory state favoritism toward Big Business, or redirecting the favoritism? How strict is monopoly defined, and who is tasked with such a determination? Privatizing national industries and decentralizing governing structures are the best prescriptions, though it could be the case that both are undermined in the attempt to enact the other goals.

Distributism Redefined?

In his interview with Matt Fradd, Dr. Plato attempts to reframe distributism and relabel the idea as localism. For Dr. Plato, distributism is defined by its enemies and its goal. The enemies are threefold:

  1. Big business
  2. The modern state
  3. Technopoly

(Plato describes technopoly as scientism plus technology, where the goal is to make the world what "we" want it to be, regardless of reality. Put another way, this enemy is the desire to control via technology.)

These enemies sit between us and the distributist goal: healthy families, that is, families that have some level of independent economic freedom because they own some capital.

The new definition is an attempt to sidestep the traditional policy prescriptions, which Plato insists are not essential to being a distributist. To be a distributist, you need not support "anti-competition" or antitrust legislation; you need only oppose the enemies listed. In fact, unless you prove yourself otherwise, Plato assumes you already are a distributist. Distributism is the starting point, and you only defect to socialism or capitalism, it seems.

Ask any free marketeer or libertarian, and you will find a similar list of enemies (though the last one may be debated). To be clear, by "big business," Plato means those megacorporations that seek and obtain rents from the state. Combining the first two enemies, Plato is basically saying that to reject crony capitalism is to be a distributist. This is a clear break with the tradition of the idea, and a move that is unfounded, to say the least.

This becomes even more apparent when considering Plato's practical suggestions. His prescriptions consist of eliminating tax differences between capital and labor, privately investing in local communities, and engaging in barter with your neighbors when possible. Nothing about these recommendations describes a novel economic system.

What Are We Left With?

In simplest terms, the economy is the nexus of individuals' attempts to economize regarding scarce resources in a society to satisfy their most pressing needs first, moving down the list in order of importance. The things being economized are capital goods-"productive property," in the words of distributists. The defining characteristic of an economic system is who owns the means of production. The traditional definitions are:

  • Socialism: State ownership of the means of production.
  • Communism: Communal ownership of the means of production.
  • Capitalism: Private ownership of the means of production.

Where does distributism fit into this picture? It depends upon its relationship to the state, regardless of whether we use its traditional definition or Plato's new framing. The goal is widespread ownership of the means of production. If the way to bring about this is simply intellectual conversion, then we have not left the realm of capitalism. Without state enforcement, distributism amounts to nothing more than a specific ownership structure by private individuals. The decision between, say, a limited liability company and a cooperative is not a decision between economic systems.

Moreover, encouraging people to invest more in their local economy consists of nothing more than trying to change people's subjective preferences. This is not a challenge to the capitalist system, but the capitalist system itself at work. Proposing a different business organization and set of subjective preferences is not proposing a new economic system.

What if there is state enforcement, say, regarding company size, structural organization, etc.? Depending upon the extent of the regulatory state, we end up in one of two camps. The first would be an interventionist state layered on top of our capitalist system, which is not a third way (and in fact what we currently experience in the United States). The second would be, if the interventions become so large that the state is the primary driver of economic decisions, that we would enter the realm of economic fascism, which is simply de facto socialism. In fact, as Ludwig von Mises noted, an interventionist regime "cannot be considered as an economic system destined to stay. It is a method for the transformation of capitalism into socialism by a series of successive steps… It is a method for the realization of socialism by installments."

Conclusion

It should be apparent now that distributism in no way offers a third option, an alternative to capitalism and socialism, with or without Dr. Plato's rebranding of the concept. Distributism is either a voluntary social arrangement within capitalism, or a regulatory apparatus that suffers from the critiques leveled against interventionism and socialism in general. We are once again left with the options of capitalism and socialism.

If distributists wish to discuss the preferability of worker cooperatives, they are welcome to do so. But they shouldn't pretend they have a new, radical economic system to propose. You're either a capitalist or a socialist-the former being quotidian and the latter tired and untenable.


Home / Boom per crypto AAVE: nuovo proposal CAMBIA tutto

AAVE UP

Nuovo proposal bullish per AAVE, che corre sopra il 13%. Ecco perché.

Gianluca Grossi 26/07/24 11:31 News

È tornata la DeFi Summer, l'estate che vede tutti i principali token del mondo della finanza decentralizzata, quelli dei migliori protocolli, tentare la corsa? Non lo sappiamo ancora, ma quanto stiamo vedendo per ora su $AAVE, token dell'omonimo protocollo, è molto incoraggiante.

Si vola al +13%, cavalcando da un lato le buone performance del mercato crypto in generale, e dall'altro un nuovo proposal che sembrerebbe piacere davvero tanto ai mercati. Si tratta di una proposta che andrebbe a introdurre almeno un paio di questioni che potrebbero aiutare la cosiddetta AAVEnomics e che avrebbe degli impatti molto interessanti anche in termini di pressione positiva sul prezzo di $AAVE.

Il temp check si può leggere qui e sembrerebbe aver già avuto un impatto enorme sul mercato. Una proposta che andrebbe a modificare in modo importante la tokenomics del token crypto che fa capo ad uno dei più importanti progetti del mondo crypto.

Una grande corsa di AAVE: cosa sta succedendo?

La cosa che forse interesserà di più i mercati anche in futuro è la proposta di avviare un programma compra e distribuisci, che vedrebbe il protocollo andare a caccia di AAVE sui mercati secondari, acquistarli e poi distriburli.

Nel caso in cui dovesse passare questo proposal, si aggiungerebbe una pressione di acquisto importante per volumi e al tempo stesso duraturo nel tempo.

Cosa succederà dopo l'eventuale approvazione del proposal? Chi fa stacking di AAVE verrà comunque ricompensato in token $AAVE, però di provenienza dal mercato, cosa che - se la legge della domanda e dell'offerta sono ancora valide nel mondo in cui viviamo - finirà per andare a esercitare… sui mercati secondari.

Effetti sul prezzo che i mercati hanno già anticipato, per quanto possibile, spingendo AAVE sopra i 100 dollari nel corso della sessione asiatica. Un ritorno sopra la cifra tonda, con AAVE che veniva scambiato soltanto 24 ore fa sotto i 90$.

No, i grandi protocolli DeFi non sono affatto morti

Se ne dicono di tutti i colori su quei protocolli che erano stati protagonisti dell'ultimo grande bull market. E c'è chi crede che chi ha performato in grande stile durante il 2021 e si trova ora lontanissimo dai suoi massimi, che per AAVE si sono fermati poco prima dei 600$, non avrà più speranza.

Probabilmente le cose non stanno così: i protocolli che si sono ritagliati per merito un posto al sole potranno tornare a far parlare di sé, anche con corse importanti come quella delle ultime 24 ore per AAVE.


Sembra ormai essere questione di ore. Giovanni Toti già in giornata potrebbe formalizzare le dimissioni da presidente della Regione Liguria. Dopo 80 giorni di arresti domiciliari, il governatore sembra aver ormai maturato la scelta di lasciare l'incarico. La doppia ordinanza di misura cautelare, il ruolo politico snaturato in questi mesi e il vuoto che si è creato attorno alla sua figura lo hanno portato a quella che sembra essere una scelta obbligata.

A pesare è stato soprattutto il mancato sostegno politico a una battaglia che Toti si è trovato fin dall'inizio a combattere da solo. Mentre la sinistra convocava manifestazioni di piazza a sostegno dell'operato della magistratura, il centrodestra non è riuscito a colmare quel vuoto garantista che tutti, Toti in primis, si sarebbero aspettati. Senza il passo indietro che ora potrebbe restituirgli la libertà, sarebbe stato troppo alto il rischio di andare a processo restando ai domiciliari per un tempo molto più lungo.

Su questo sito abbiamo più volte lodato la strenua resistenza del presidente a rassegnare le dimissioni, a non cedere all'unica strada prospettata fin dall'inizio dalla procura di Genova: se ti dimetti, torni ad essere un uomo libero. Ci siamo sempre schierati contro questo "ricatto", consapevoli che Giovanni Toti non stesse combattendo solo per se stesso ma per un principio che vale per tutti. Un principio che la politica non è riuscita a cogliere, ad intestarsi. Quello che è accaduto oggi a Toti potrà accadere a chiunque domani. Ma dopo 80 giorni chiuso nella villa di Ameglia a studiare le 9mila pagine dell'indagine, Toti sembra essere arrivato a una conclusione. E noi non possiamo, anche in questo caso, che stare dalla sua parte. Una volta presentate le dimissioni, l'avvocato dovrà fare subito istanza di revoca della misura cautelare al gip.

Questione di giorni e a quel punto l'ex governatore potrà varcare la soglia di casa e tornare a fare tutto ciò che non gli è stato permesso di fare in questi lunghi 80 giorni. Non è una resa, è la voglia di libertà.

Marco Baronti, 26 luglio 2024

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Quando la violenza colpisce i cronisti che indagano sull'estremismo islamico o sul degrado delle città il capo dello Stato non si schiera con i giornalisti. E tace anche quando la sinistra leva agli altri il diritto di parola.

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Ci sono notizie, sempre più insistenti, che ricordano molto quanto accaduto tra la fine del 2019 e il 2020. Per questa ragione, consapevoli oggi di molti aspetti un tempo sconosciuti, riproponiamo questo breve saggio. Sempre più sentiamo rilanciare notizie su una "nuova pandemia". Che sia solo un caso? (Redazione) di ROSEMARY FREI Come se fosse […]

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AI generated image.

Klaus Scwhab's World Economic Forum has been pushing for people to eat insects instead of meat to stop climate change. Because apparently cows are now bad for the planet and fart too much.

So a Swedish company called Tebrito has been working hard to produce mealworms for insect proteins to put in human food like granola and protein bars.

They got a whopping $4.2 million in investments to push this stuff.

And now they have gone bankrupt because it seems like nobody wants to eat their insects. In 2023 they only had a revenue of a meager $49.000 and losing almost $12.6 million!

In other words, nobody is buying their insects. Looks like people are REJECTING the WEF agenda.

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And this isn't the only thing that happened.

Last week another Swedish company called Mycorena went bankrupt. They got a whopping $27.8 million in investment to produce 3D printed fake meat made out of mycelium.

It is clear that even in liberal Sweden, people do not want to eat fake food.

I could have told you this and saved these investors their money. They invested large sums in insects and fake meat likely because it is being promoted by organizations like the WEF.

Obviously people do not want it and simply didn't buy the fake food products. So they went bankrupt. Go woke, go broke.

But why is this stuff being pushed?

Well, let me tell you something that you won't hear anywhere else!

It all goes back to the UN Agenda 2030, which is basically very similar to what the WEF is pushing.

They literally say the following:

"To reach the goals and the 2030 Agenda, the way we produce food - and the types of foods we eat - must change".

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Screenshot from the Global Goals app.

In other words, they are pushing for fake foods in order to stop climate change.

This is the reason that farmers have been under attack. Climate change is being used as an excuse to control the food supply. Because that is what it is really about.

Control the food and you can control the people.

Make sure to read my article here where I do a deep dive into Agenda 2030 - You won't get this news anywhere else!

And if you appreciate the hard work I do in bringing you these news, please consider becoming a paid subscriber to my Substack.

I need your support to be able to do this and expose the mainstream narrative.

Bill Gates has donated million to the mainstream media so they are onboard with the agenda.

I am one of the few actually exposing this!

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Il concerto di Taylor Swift in Europa ha portato orde di turisti americani. In Svizzera il primo gruppo per turismo sono gli americani ormai; in Italia i turisti usa crescono a dismisura.

In California ormai l'1% della popolazione guadagna 1 milione di dollari all'anno.

Tutte notizie attuali, collegate.

Quale è il minimo comune denominatore? La crescita USA morde, con inflazione un po' taroccata (come ovunque ormai, sigh, post COVID) ma con una moneta che resta fortissima, il dollaro.

Il motivo della forza del dollaro è la sua preminenza, si sa. Pochi però ricordano che la salita dell'uso ad esempio dello Yuan nei commerciali globali equivale quasi perfettamente al declino dell'euro, negli ultimi 15 anni circa.

Questo per dire che spendere 2000 dollari per entrare ad un concerto di Taylor Swift compensa abbondantemente la spesa di farsi una vacanza in Europa e pagarne 300 per lo stesso biglietto, ma in un altro continente. Ciò significa portare turismo ricco in Europa, turismo americano.

Che porta inflazione, secondo l'EU. Crescita, secondo i commercianti che ospitano gli inattesi turisti ricchi di cash (limiti ai contanti negli USA non ne esistono).

In soldoni, ciò si spiega così : far salire l'inflazione, aiutare i commercianti euroMed ad esempio, far crescere il PIL soprattutto in periferia e' il contrario di quello che vuole l'EU!

Infatti pochi americani, col caos terroristico attuale, pensano di visitare la Francia di Macron, ormai nemica. Idem la Germania vicina al fronte, vedasi gli annunci di pericolo terrorismo emanato dalle ambasciate USA per il nord della Germania, dove per altro c'è poco da vedere, le cose belle se le sono distrutte da soli in due guerre mondiali da loro stessi scatenate.

La crescita indotta dagli USA esportata all'estero (il PIL in salita del 2.8% è una conseguenza, con dollaro forte) ovvero con la giusta inflazione, è invece uno spettro pazzesco per l'EU, che ne è terrorizzata.

Così infatti l'euro resto basso, il dollaro alto; e l'inflazione sale anche in a Europa dove i tassi di interesse restano alti, inflazione esportata dagli USA.

Dunque la truffa EU dell'inflazione bassa scappa di mano: da fine anno la gente europea comprenderà che, pur senza inflazione mainstream, i prezzi sono aumentati così tanto da non arrivare a fine mese.

Non che L'EU non volesse ciò, infatti punta ad affamare le popolazioni soprattutto europeriferiche, soprattutto italiane, per costringere a vendere a sconto i propri asset, soprattutto in Italia, intendo costringere le famiglie a svendere.

Solo che se il piano scappa di mano, se l'inflazione non la si riesce a controllare causa crescita esogena, ad esempio causa turismo straniero, causa investimenti americani (che guarda caso han tolto l'osso grosso ai francesi, vedasi rete Sparkle a KKR del gen. Petreaus e non a Bollore', ndr) il giochino salta.

E che l'EU erede dei nazisti aveva fatto tutto per bene, anche imponendo l'inoculazione forzosa di un preparato a rischio di diventare una bomba ad orologeria nel corpo degli inoculati. Causando decessi ossia successioni, da stratassare per salvare l'EUropa…

Un piano satanico, direte voi.

*****


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La nostra risposta ai rituali nemmeno troppo cripto-satanici di ieri, a Parigi…


Perché, dico io, non avete visto l'inaugurazione delle Olimpiadi ieri, da Parigi? Non abbiamo forse assistito ad un qualcosa di molto simile ad una denigrazione satanica dell'occidente Cristiano?

In fondo Benedetto XVI, l'ultimo vero Papa secondo Malachia, ci aveva avvertito: negare la comune radice Europea al cristianesimo, oltre a negare l'ovvietà, avrebbe portato conseguenze terminali.

A seguire fu l'Ucraina, poi il resto, fino ad oggi e dopo.

Resta che se i nemici degli usa non riescono a far deflagrare gli USA dal di dentro, ossia con attentati ad esempio elettorali, il dollaro resterà ben più forte dell'euro che è senza materie prime.

E quando gli USA dovessero pure incazzarsi, magari,per provocazioni EUropee, il petrolio salirà, con la Russia che nel contesto farà finta di incazzarsi, in realtà sarà felicissima, essendo il secondo produttore mondiale di petrolio (con perfetta collimazione di interessi tra gli unici due veri imperi mondiali).

Infatti, notate, con Trump sarà la pace in Ucraina, già si sa. Ossia pace con la Russia. Il resto del mondo senza petrolio resterà invece con una inflazione fuori controllo.

E, appunto, senza petrolio. E tutto sommato senza pannelli solari cinesi, visto che i commerci marittimi si stanno bloccando progressivamente.

In tutto tale bailamme addivenire abbiamo l'entente cordiale francotedesca, che avendo perso TUTTE le sue colonie, oggi con due Olimpiadi consecutive come premio di consolazione, spera di salvarsi con una grande guerra in Europa.

Mentre la Germania, vicina al fronte, gli sta facendo una pernacchia, avendo invece concluso un accordo con gli USA per terminare l'euro. Salvo effetti mirabolanti attuati da Macron, che se ne prenderà l'onta.

Il resto verrà di conseguenza, per prevenire la fine del LIBOR (30.9.2024). O come risultato della sua fine, del LIBOR.


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Offensivo


In tale immenso dramma addivenire permettetemi di esprimere la mia immensa sofferenza per un famoso blogger ormai un po' malandato che, in un tipico impulso pavloniano tipo "tagliarsi gli zebedei per far dispetto alla moglie che lo tradisce", invece di guardare alla comune radice cristiana europea di fatto, immagino senza rendersene o pienamente conto, piega la sua supposta fede a vantaggio di coloro - dichiaratamente satanici, vadasi Parigi, ieri - che 85 anni fa, ma mai veramente scomparsi (si erano solo nascosti), stavano annientando l'Europa col nazismo.

Oggi immagino sigh presenti anche in Italia, sotto mentite spoglie, più o meno dove li avevamo lasciati, per il tramite di un partito "figlio di un Dio minore", fortunatamente in via di estinzione.

MD


Se c'è una cosa su cui mi sono fissato in questa settimana, è quella di guardare i sondaggi di Kamala Harris. Sì, perché ogni giorno che passa, leggo i giornali e ricordo quel titolo del Corriere della Sera che descriveva la grande candidata alla presidenza degli Stati Uniti in quota democratica come la favorita. Ora sembra non esserci più traccia.

Eppure parliamo di pochissimi giorni fa. "Harris già in vantaggio secondo i sondaggi", scrivevano trionfanti non appena annunciata la sua candidatura, nonostante non sia stata ancora oggi nominata dal Congresso democratico. Oggi la musica sui giornali è ben diversa: secondo i sondaggi, negli stati chiave Trump è ancora in vantaggio e dell'effetto della candidatura della Harris non c'è traccia. Lo dice pure Repubblica che non mi sembra esattamente un giornale pro-Trump.

Insomma, tutti quanti i sondaggi non vedono questo effetto Harris, cosa che invece aveva visto immediatamente, tanto da dedicargli la prima pagina, il Corriere della Sera. Fantastico!

Nicola Porro, dalla Zuppa di Porro del 26 luglio 2024

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di THOMAS DI LORENZO Nel discutere col Mises Institute dell'annuncio a tutta pagina del Wall Street Journal del 24 giugno intitolato "Chi ha bisogno della Fed?", recentemente in una radio talk, la maggior parte degli intervistatori ha naturalmente espresso scetticismo sul fatto che la Fed potesse mai essere effettivamente abolita e che un gold-and-silver standard potesse […]

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Fa discutere il piano del tycoon di tassare del 200% le vetture costruite oltre confine per «costringere» le case del Dragone a traslocare negli States. Così crescerebbero i posti di lavoro, i profitti delle banche e anche il Pil.

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Home / Jan Van Eck ha il 30% dei risparmi in Bitcoin. E arriva altro fondo pensione USA

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Jan Van Eck ha il 30%+ dei suoi risparmi in Bitcoin. E arriva un altro fondo pensione.

Gianluca Grossi 26/07/24 17:17 News

Ci sono due notizie che hanno quasi dell'incredibile e che riguardano entrambe Bitcoin. La prima è che il CEO di VanEck, gestore di fondi di primo profilo in tutto il mondo, ha una parte enorme del proprio patrimonio in Bitcoin. La seconda è che è arrivato il terzo fondo pensione USA sugli ETF Bitcoin. Ed è anche questa una grande notizia, per quanto di impatto relativamente ristretto sul mercato, dati i numeri ancora esigui dell'investimento.

Si tratta però di due notizie che indicano chiaramente la nuova traiettoria di Bitcoin nel mondo che conta, il mondo dei grandi investitori e di quei fondi che possono muovere somme importanti. Sono primi passi, è vero, ma sono forse il segnale che tutti aspettavano. Segnale che si aggiunge ad un allineamento stellare quasi perfetto, del quale abbiamo parlato ieri anche nell'ultimo numero del nostro Magazine.

Avresti potuto leggere entrambe queste notizie in anteprima assoluta sul nostro Canale Telegram. Entra (è gratis!) per rimanere sempre aggiornato e anche per avere sempre le ultime notizie a portata di smartphone!

Bitcoin piace davvero a tutti

La prima notizia è quella che arriva dal leggendario CEO di VanEck, società di gestione dei capitali che tra le altre cose ha già lanciato un ETF su Bitcoin e su Ethereum. Una società di gestione di capitali molto importante, che però ha sempre prestato attenzione al mondo che seguiamo tutti i giorni su queste pagine.

Il palcoscenico è quello del Bitcoin 2024, dal quale ovviamente non potevano che venire fuori anche delle dichiarazioni bombastiche. Come quella di Jan Van Eck appunto, che ha affermato di avere way over 30%, ovvero ben oltre il 30% di allocazione in Bitcoin per il suo portafoglio personale, secondo diversi video che hanno preso a circolare sui social.

C'è anche una seconda notizia, e riguarda il fondo pensione statale del Michigan, che avrebbe acquistato 110.000 quote di ARK Bitcoin ETF, per un controvalore al 30 giugno di 6,6 milioni di dollari. Un'allocazione mini, ma che arriva da un player di quelli che possono contribuire a normalizzare gli investimenti in Bitcoin anche per i soggetti più istituzionali.

Il vento è cambiato?

Sembrerebbe proprio di sì. Poche ore fa un importante senatore degli USA si è tirato indietro per quanto riguarda il sostegno ad una legge potenzialmente punitiva dell'intero comparto. Legge che è ancora in forma di proposta, ma che nondimeno era il segnale dell'esistenza di un forte e compatto gruppo di nemici del comparto crypto nel più importante dei palazzi della politica USA.

Sì, la risposta è affermativa. Il vento sta davvero cambiando. E sta cambiando a ritmi così veloci da lasciare di stucco anche noi che seguiamo questo settore tutto il giorno, tutti i giorni.


For years, I've been sounding the alarm about the impending economic war between the East and the West - it was never a matter of if, but when. The timing of this conflict is no accident; it's a matter of convenience for those who pull the strings behind the scenes.

To truly understand geopolitics, one must acknowledge that international conflicts are carefully orchestrated to serve the interests of a select group of powerful "elites." Those who blindly attribute these events to mere coincidence are doing themselves a disservice, as they will never comprehend the true reasons behind the calamities befalling them and the world at large.

In my article, "The Danger of Co-option and False Prophets," I outlined the web of connections between the Kremlin and globalist institutions such as the World Economic Forum (WEF), the Bank of International Settlements (BIS), the International Monetary Fund (IMF), and influential figures like Henry Kissinger. Moreover, I highlighted the ties between Russia and international banks like Goldman Sachs. Despite the war in Ukraine and Russia's annexation of Crimea, these connections remain intact, as Russia has long been entwined in the globalist agenda.

China's collusion with globalist institutions reaches new heights, as it has amassed trillions in debt to satisfy the IMF's prerequisites for joining the Special Drawing Rights (SDR) basket of currencies. This move from a debt-free nation to one buried in debt is a clear indication of China's commitment to the globalist centralization agenda. The notion that China is an "anti-globalist" power is nothing more than a carefully orhcestrated opera of "feel-good"-bullshit.

I grow weary of reiterating the well-established connections between eastern nations and the globalist institutions. The evidence is clear and abundant, thanks to the groundbreaking work of researchers like Antony Sutton, who exposed these machinations long before I entered the scene.

The true purpose of engineering a war becomes apparent when one considers the benefits of manipulating both sides of a conflict. Beyond the immediate gains, chaos serves as a catalyst for advancing oppressive agendas that would otherwise face public resistance during times of peace.

In this analysis, I propose that we shift our focus from the mere existence of war to the intricacies of its development and timeline. By understanding the stages of this impending economic conflict, we may be better prepared to mitigate its impact and potentially alter its course.

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First and foremost, it is crucial to recognize that the initiative lies with the eastern nations. Their actions will set the pace for the unfolding of events, and understanding their motivations and strategies is key to anticipating the trajectory of this looming conflict.

Marxists, in their philosophy, grasped a fundamental truth: true wealth is derived from resources, the means of production, and labor. However, their misguided focus on confiscating these elements while promoting the illusion of public benefit is where their ideology falls short.

Eastern nations continue to recognize the essence of genuine wealth, as they understand that even with vast sums of money, an economy is doomed without a solid manufacturing foundation and resource development. This simple yet profound principle eludes the Western world, which has largely forsaken its means of production and hampered resource exploration through contrived environmental concerns such as "carbon pollution."

The East has managed to avoid this pitfall, preserving its long-term productivity. Consequently, they hold a distinct advantage in the event of a global economic conflict.

However, the true catalyst for the progression of an economic world war lies in the combination of participating nations and their trade agreements. The interconnectedness of these factors will significantly influence the trajectory and outcome of such a conflict.

Russia and China have been diligently fostering bilateral trade arrangements designed to circumvent the U.S. dollar for years. This strategic alliance, rooted in economic sensibility, unites Russia's abundant natural resources with China's expansive manufacturing and export capabilities.

A prime example of this partnership is the recent 30-year oil and gas agreement between the two nations, valued at hundreds of billions of dollars. This historic deal coincides with the ongoing construction of a major pipeline from Russia to China, set for completion by 2025.

India, too, has secured arrangements for increased oil shipments from Russia, opting to transact without the involvement of the U.S. dollar. The allure of competitive pricing amidst a backdrop of surging energy prices worldwide further bolsters the attractiveness of Russian resources.

The remaining BRICS nations (Brazil, India, China, and South Africa) have remained steadfast in their trade relationships with Russia, undeterred by Western sanctions and the exclusion of Russian banks from the SWIFT international payments network.

The formation of this trading bloc has significant implications for the timeline of a potential global economic conflict. By establishing robust, self-sufficient economic networks, these nations are better positioned to withstand external pressures and navigate the challenges of a world war. The interconnectedness of these trade agreements and the resilience they foster will undoubtedly influence the progression and outcome of any future conflict.

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In the unfolding economic war, the true objective is not to target Russia or China, but rather to undermine the U.S. dollar and the American economy. While the consequences of such a conflict will reverberate globally, it is our economy that remains uniquely vulnerable due to its unwavering dependence on the U.S. dollar's status as the global reserve currency.

An economic war, waged with strategic weapons and tactics, presents a formidable challenge - one that we, as Americans, are ill-equipped to overcome. The dollar's global reserve status, once considered a strength, has now become our Achilles' heel.

As the world's gaze remains fixed on the armed conflict in Ukraine, few recognize that the most devastating blows will be felt right here on our own shores - without a single bullet fired.

The sanctions imposed on Russia are but a single facet of the issue, as they contribute to a broader decoupling from the dollar trade. However, the true crux of the matter lies with the BRICS nations and their extensive network of trading partners, who will collectively resist accepting such sanctions. Their economic interdependence has fostered a resilience that will prove difficult to dismantle.

A compelling example of the potential consequences of this economic war can be observed in Hungary's declaration to maintain its current levels of Russian oil and gas imports. This decision, driven by the need to avert an energy crisis within its borders, is a harbinger of similar choices being made by other nations worldwide. If NATO continues to advocate for Russia's economic isolation, it is inevitable that these countries will seek to distance themselves from the U.S. dollar as their reserve currency.

The root of this shift can be traced back to the Biden administration and the European Union's decision to sanction Russia, which included freezing Russia's U.S. dollar accounts and severing its connection to the international payments platform. This act of economic warfare exposed a chilling possibility: if the West can financially isolate Russia, they could do the same to any other nation, including the United States.

Zoltan Poszar, Credit Suisse's global head of interest rate strategy, offered a sobering assessment during an interview with Bloomberg's "Odd Lots" show:

"Wars tend to turn into major junctures for global currencies, and with Russia losing access to its foreign currency reserves, a message has been sent to all countries that they can't count on these money stashes to actually be theirs in the event of tension. As such, it may make less and less sense for global reserve managers to hold dollars for safety, given that they could be taken away right when they're most needed."

As global tensions rise, nations are increasingly recognizing the risks associated with dependence on U.S. and Western financial systems and currencies. This shift in perception, fueled by the West's actions against Russia, may ultimately lead to a reevaluation of the role of the U.S. dollar as the global reserve currency.

Indeed, the very architects of this economic conflict - the establishment elites in the US and Europe - are inadvertently setting the stage for the demise of the U.S. dollar. The currency's status hinges on the faith and belief in its demand, and any decline in this demand, triggered by global sanctions, could result in a massive influx of U.S. dollars held in overseas banks returning to the U.S. This flood of greenbacks would plunge the nation further into a stagflationary crisis.

It appears that the globalists are fully cognizant of these potential consequences and are, in fact, relying on them. The ramifications of their actions, while devastating for the general population, could serve to further their own interests and objectives.

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The year 2030 looms large in the plans of globalist institutions such as the United Nations, IMF, and WEF, who consistently refer to it as the culmination of their Great Reset agenda. Should a global economic crisis serve as the catalyst, as it seems to be, a few years would be required for the collapse to unfold and for the introduction of a "solution" to the problem. Consequently, the economic war must escalate rapidly in the coming years.

Currently, we are witnessing 40-year highs in inflation and significant supply chain disruptions. Furthermore, multiple globalist foundations are "predicting" worldwide food shortages within the next 3 to 6 months.

I anticipate that the conflict will escalate to include China within the next year, with the majority of the damage being inflicted by the end of 2025 . The pace at which exporters, primarily China, divest from the dollar will be the primary trigger for this accelerated war.

The WEF's Great Reset agenda and the IMF's Special Drawing Rights global digital currency initiative necessitate the demise of the U.S. dollar as the world's reserve currency. This is a process that globalists have openly discussed for some time, and it is not a mere "conspiracy theory" but rather a "conspiracy reality."

The IMF has frequently argued that the global currency framework must be "managed" by a centralized entity capable of preventing national governments from manipulating currency trade for their own benefit, including digital currencies.

The stage has been meticulously set for this narrative. The U.S., especially under a new Trump presidency, will be portrayed as an example of the perils of nationalism and the dangers of entrusting a single nation with the power of a world reserve currency. The temptation for governments to engage in excessive money creation and debt-financed spending sprees, resulting in the fabrication of new money to pay for old debts, devalues and degrades the dollar's purchasing power worldwide.

Consequently, it is only "logical" that a global central authority, devoid of national loyalties, assumes control of an "international" reserve currency, right? Perhaps a multi-currency-based basket system, or possibly a single world currency, to prevent any future abuses of power and tragedies from recurring. Wouldn't that instill a sense of safety?

Do not be deceived - the chaos of a global conflict, be it economic or kinetic, and the demise of the U.S. dollar as the world's reserve currency, serves as the perfect pretext for the "logical" emergence of a global financial oligarchy. Unlike its predecessors, this ruling council would operate in broad daylight, its authority "official" and its control established as essential for global stability.

This pattern of centralization has emerged following every major war or conflict; the argument is made that national sovereignty is the root cause, and that nation-states should not exist because differing ideas can lead to conflict.

After World War I, the League of Nations was introduced; after World War II, the UN and the IMF were established. In the aftermath of today's economic World War III, globalists will attempt to implement a one-world currency and global economic governance program.

"In short, the 'house of world order' will have to be built from the bottom up rather than from the top down. It will look like a great 'booming, buzzing confusion,' to use William James' famous description of reality, but an end run around national sovereignty, eroding it piece by piece, will accomplish much more than the old-fashioned frontal assault."-Richard Gardner, Foreign Affairs, 1974

Globalists argue that a homogeneous global collective with a single hive mind is preferable, as it would prevent any potential conflicts. However, they conveniently reserve the right to form their own group, with the intent of reaping all the benefits of the crisis and consolidating power from the ensuing panic.

Beware the machinations of those who seek to exploit chaos for their own gain, dismantling national sovereignty and consolidating power in the process.


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Un'analisi dell'università di Pisa: le donne hanno maggiore attenzione per l'ecologia. A supporto della tesi i dati scontati su Val d'Aosta e Lombardia. Mentre con Ursula von der Leyen a Bruxelles il verde fa la guerra all'industria.

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di Robert Breedlove

"Non sono le carestie, né i terremoti, né i microbi, né il cancro, ma l'essere umano stesso il pericolo più grande per sé stesso, per la semplice ragione che non esiste una protezione adeguata contro le epidemie psichiche, le quali sono infinitamente più devastanti dei peggiori disastri naturali."

~ Carl Jung

Una psicosi di massa è un'epidemia psichica. Si verifica quando gran parte della società perde il contatto con la realtà e precipita nella follia. Come la psicosi individuale, una psicosi di massa si manifesta quando gli agenti perdono il contatto con le rispettive arene d'azione. Sebbene le cause della psicosi di massa siano molteplici, posso affermare che il denaro - un'estensione psicotecnologica critica della mente umana e la forma più alta di proprietà privata - è una pietra di paragone per una relazione integrata tra i singoli agenti e le loro rispettive arene socioeconomiche d'azione.

Quando il denaro è controllato centralmente, i sistemi di prezzo che coordinano l'azione umana sono corrotti dal capriccio burocratico: un rumore che soffoca il segnale dei desideri reali dei consumatori espressi attraverso l'acquisto e la vendita. Quando i segnali di prezzo sono corrotti dalla monopolizzazione, è sempre più difficile per gli attori di mercato valutare i risultati delle loro azioni (profitti e perdite). Tale confusione mentale induce una regressione nell'accumulo di capitale e quindi nella civiltà. Introducendo rumore in questo canale di comunicazione economica, gli sforzi imprenditoriali vengono gettati nel caos e ne derivano conseguenze socioculturali deleterie. La principale tra queste conseguenze della manipolazione monetaria è il fenomeno della psicosi di massa.

I processi alle streghe di Salem rappresentano un esempio storico su piccola scala (ma ben noto) di psicosi di massa. Negli anni 1692 e 1693 nell'attuale Danvers, Massachusetts, migliaia di persone, per lo più donne, furono brutalmente assassinate. Coloro assassinati non erano criminali, bensì capri espiatori psicologici di una società in balia della psicosi. Dopo che la frenesia si estinse definitivamente, non rimasero quasi più donne vive. La maggior parte delle persone oggi sa di questo massacro. Meno comunemente noto è che i decenni precedenti al famigerato culmine di questa psicosi di massa coinvolsero la contraffazione, i controlli sui capitali e le lotte stataliste che circondano il "privilegio sovrano" dell'emissione di valuta (ovvero il diritto di contraffarla).

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Nel 1652 fu istituita la Boston Mint nel tentativo di impedire a chiunque (a parte la zecca) di contraffare la valuta. Furono applicate rigorose politiche di "perquisizione e sequestro" per impedire l'uscita dell'argento dal Massachusetts. Tuttavia queste misure furono di effetto limitato e sia la contraffazione che la fuga di capitali continuarono fino a quando il re d'Inghilterra emanò un "Order of Council" contro la defunta Boston Mint alla fine del 1686. Sebbene i documenti scritti siano scarsi, sembra che la contraffazione esplose ancora una volta a Salem nel periodo precedente agli orrori nei processi alle streghe di Salem. Nel 1690 Boston fece il passo coraggioso di diventare il primo governo della civiltà occidentale a emettere valuta fiat; nel 1692 le "streghe" venivano bruciate vive da una società sotto l'incantesimo di una psicosi di massa. Documenti scritti dell'epoca descrivono in dettaglio alcune attività di contraffazione che portarono a questo massacro psicotico:Questi dollari spagnoli erano rozze 'pannocchie' ricavate da un ciuffo d'argento, senza nemmeno una forma standard. Gli spagnoli coniavano le pannocchie il più rapidamente possibile, principalmente come un modo semplice per inventariare e contrassegnare l'argento raffinato da spedire in Spagna dove sarebbe stato fuso per vari usi. Le pannocchie non erano state progettate per essere utilizzate come moneta circolante. Tuttavia nelle colonie queste monete d'argento grezze riempivano un grave vuoto economico e venivano utilizzate regolarmente. Sfortunatamente, a causa della loro forma irregolare, molti possessori di queste monete tosavano un piccolo pezzo d'argento dal bordo irregolare della moneta per venderlo in un secondo momento e poi spacciare la moneta per il suo intero valore. Man mano che queste monete circolavano da una persona all'altra, diventavano sempre più leggere. La forma irregolare non solo favoriva la tosatura, ma facilitava anche la contraffazione. Naturalmente i contraffattori avrebbero incluso quanta più lega possibile in modo che la moneta contenesse meno del contenuto minimo di argento richiesto (cioè la finezza).

La storia del denaro in questo periodo era uno dei tanti esempi della Legge di Gresham: gli incentivi spingevano le persone ad accendere prestiti, spendere il denaro debole e ad accumulare denaro forte. Altri esempi di contraffazione che portano alla psicosi di massa includono gli episodi di totalitarismo del XX secolo, di cui parleremo nella prossima puntata di questa serie di saggi. Come vedremo, lo statalismo nelle sue forme più estreme è incarnato dai processi alle streghe di Salem, poiché entrambi sono resi possibili dalla diffusa contraffazione della valuta. La domanda è: come sono correlati i fenomeni apparentemente non correlati della contraffazione monetaria e della psicosi di massa? Ancora una volta, le cause della psicosi di massa sono molteplici, ma il fattore che contribuisce alla contraffazione monetaria (e alle violazioni dei diritti di proprietà più in generale) è spiegato da un ramo delle scienze cognitive chiamato Material Engagement Theory.

Il bastone del cieco

"La mente non abita nel corpo, è invece il corpo che abita nella mente."

~ Dr. Lambros Malafouris

In alternativa al materialismo, che considera la creazione di significato come un processo mentale puramente soggettivo, la Material Engagement Theory (MET) presuppone che il significato sia una proprietà emergente che gli attori manifestano attraverso l'interazione con il mondo materiale. Secondo la MET "la mente" non è un'entità strettamente legata al cervello, ma è invece un complesso di coinvolgimenti relazionali che incorpora cervelli, corpi e cose. Né soggettivo, né oggettivo, la MET sostiene che il significato è un fenomeno transiettivo simile all'adattamento darwiniano. Per chi sostiene questa teoria "il mondo" non è un dominio strettamente segregato che gli esseri umani esaminano con i sensi per trasmettere informazioni ai loro processori interni. La cognizione secondo la MET è invece una dinamica relazionale generata dall'accoppiamento di un organismo al suo ambiente, mediante appendici, strumenti, simboli o - come mostreremo - denaro e diritti di proprietà.

Un aspetto importante da comprendere sulla vita è la distinzione tra genotipo e fenotipo. Il genotipo è l'informazione digitale trasmessa su una forma di vita, in genere attraverso le generazioni e include il materiale genetico codificato nel DNA, ma può anche includere le norme culturali o istituzionali codificate attraverso interazioni ritualizzate con gli altri. Il fenotipo è la manifestazione fisica di uno di questi set di istruzioni comunicate geneticamente o culturalmente. Pensate al genotipo come a un algoritmo di sviluppo biologico (come il DNA di una tigre) e al fenotipo come il risultato dell'applicazione di queste istruzioni (le strisce mimetiche della tigre). Il genotipo è informazione; il fenotipo è l'istanziazione.

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Spesso i biologi distinguono tra fenotipi standard ed estesi. Le corna di un ariete, ad esempio, sono un fenotipo standard poiché sono prodotte come parte dello sviluppo biologico dell'animale, mentre i ramoscelli utilizzati per costruire il nido di un uccello fanno parte del suo fenotipo esteso, poiché il codice genetico dell'uccello non ha assemblato direttamente la sua dimora. Contribuendo in modo significativo al proprio dominio sul mondo, gli esseri umani sono eccezionalmente abili nell'estendere i propri fenotipi. Gli esseri umani sono "cyborg nati" e specializzati nella progettazione, fabbricazione e utilizzo di strumenti sempre più sofisticati per la soddisfazione dei propri obiettivi. Gli strumenti quindi, e l'impegno con la realtà materiale più in generale, sono estensioni della mente umana. Come scrive il famoso teorico della MET, Malafouris:Se accettiamo che la mente si evolva ed esista nel dominio relazionale come il nostro mezzo fondamentale per interagire con il mondo, allora la cultura materiale è potenzialmente coestensiva e consustanziale alla mente.

Comprendere la propensione umana all'estensione fenotipica è la chiave per comprendere l'importanza della MET. L'esempio fornito da Malafouris per spiegare la relazione tra cognizione e fenotipo esteso è l'ipotesi del bastone del cieco. Questo esercizio teorico ci aiuta a riconsiderare i confini tradizionali che tracciamo mentalmente attorno al cervello, al corpo e alle cose. Chiedetevi: "Dove inizia il sé del cieco?" Inizia dal bordo della pelle, dal centro del bastone, o forse dalla punta di quest'ultimo? Per comprendere meglio la MET, Malafouris suggerisce di concentrarsi su due domande chiave:

  1. Cosa fa il bastone per i ciechi?
  2. Anche per i ciechi vale il limite biologico della pelle?

Per rispondere alla prima domanda, Malafouris sostiene che il bastone consente al cieco di "vedere", fornendogli un mezzo per rilevare i modelli fisici rilevanti per la continua riorganizzazione cognitiva necessaria per orientarsi nell'ambiente circostante. Infatti gran parte dell'elaborazione cognitiva del feedback tattile fornito dal suo "bastone della vista" viene elaborata in aree del cervello tipicamente utilizzate per la percezione visiva, ma riproposte per assimilare i flussi di dati tattili. Per la seconda domanda, il confine "delineato dalla pelle" ha poca rilevanza, poiché il bastone viene incorporato in un processo percettivo complesso tanto da diventare effettivamente "trasparente": il cieco non vede il bastone nella sua mente, vede attraverso il bastone.

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Guardando il bastone del cieco con gli occhi della mente, è il contatto della punta con il mondo materiale che "scopre" il feedback tattile utile a un cieco per orientarsi con successo nell'ambiente circostante. Senza questo strumento, il cieco diventerebbe "un animale completamente diverso" poiché mostrerebbe un'idoneità molto inferiore al suo ambiente spaziale (camminare contro i muri, inciampare su terreni irregolari, ecc.). In questo modo il bastone migliora sostanzialmente la capacità del cieco come attore consapevole nel mondo; un cambiamento che si riflette direttamente nelle modifiche cognitive offertegli da un elemento critico del suo fenotipo esteso: il bastone. Quest'ultimo, come tutti gli altri strumenti, è solo un dispositivo di mediazione nella relazione tra agente e arena: un modello "materiale" attraverso il quale mente e materia si interfacciano.

Diversamente dai modelli mentali incentrati sulla sostanza, la MET concettualizza il mondo come un complesso caleidoscopico di schemi compenetrati. Molti di questi modelli sono stratificati insieme e sono spesso simili, coerenti con la geometria frattale della natura. Fiocchi di neve, caratteristiche geologiche e strutture organiche mostrano tutti frastagliature frattali e somiglianze su scale diverse. Esteso ben oltre i confini fisici del cranio, la MET concepisce la mente umana come un modello estensibile emulativo dei modelli ambientali in cui è immersa. In questo modo gli schemi mentali (agenti) e i loro ambienti (arene) interagiscono reciprocamente, spesso mutualizzando forme e contorni simili. Secondo questo punto di vista mente e materia sono modelli speculari prismatici. Forse è per questo che il consiglio di Jordan Peterson di "pulire la propria stanza" è efficace per purificare la mente!

La MET spiega perché le menti e i mercati - processi di cognizione distribuita denominati in denaro - sono frattali che si riflettono a vicenda: il denaro è lo strumento che fa scalare la mente nel mercato attraverso lo scambio e il mercato fa scalare la mente verso l'interno attraverso i prezzi con una continua reciprocità. Il libero mercato è una matrice di menti interconnesse attraverso segnali di prezzo. Visto in questo modo, non sorprende che la consapevolezza associata a una mente individuale sia un meccanismo di correzione degli errori simile alla funzione svolta dalle dinamiche del libero mercato. La MET spiega il meccanismo dell'interfaccia tra mente e materia, sebbene renda difficile, se non impossibile, delineare specificamente tra i due. Portata all'estremo, la MET evidenzia le somiglianze osservate tra l'architettura cellulare del cervello e i superammassi galattici del cosmo più profondo.

As Karl Friston said: "...the anatomy of any system has to contain within it a model of the environment in which that system is immersed..."#Bitcoin is decentralized money for decentralized brains operating in a decentralized universe. pic.twitter.com/nLQ4j6TKG3

- Robert ₿reedlove (@Breedlove22) May 13, 2020

Mente, materia e denaro

"Mente sulla materia; il denaro su tutto."

~ Wayne Carter

Secondo la MET il cervello è solo una componente della mente. La cognizione umana, quindi, avviene non solo all'interno del cervello riguardo alle cose, ma anche all'esterno dello stesso e attraverso le cose. Si ritiene infatti che la mente degli esseri umani pre-alfabetizzati fosse impegnata esclusivamente attraverso le cose, senza alcun bisogno di rappresentazione mentale. L'essere umano antico pensava attraverso l'azione, con poca riflessione sul prima o dopo. Ciò potrebbe aver inibito la sua capacità di pianificare, ma lo manteneva "in stretto contatto" con il presente, utile per la caccia e il monitoraggio. Alla luce di ciò, le menti dei nostri antenati non sono scomparse con il deterioramento del loro cervello, ma sono state codificate in documenti archeologici intatti che riflettono i loro modelli di azione. La MET afferma che nell'ambito dell'azione e della cognizione umana, la materia è la mente e la mente è la materia. Esiste una reciprocità, o addirittura una continuità, di influenza tra queste entità tradizionalmente segregate. Come John Culkin descrive succintamente:

Diventiamo ciò che vediamo. Diamo forma ai nostri strumenti e poi i nostri strumenti modellano noi.

Il filosofo A. Illopoulos fa un ulteriore passo avanti per descrivere l'apparente unità di mente e materia:

Considerando che il significato è prodotto attraverso le abitudini, non sarebbe irragionevole vedere la materia come 'nient'altro che una mente che ha abitudini talmente indurite da farla agire con un grado particolarmente elevato di regolarità meccanica, o routine.

Per gli attori di mercato un'interfaccia significativa tra mente e materia è il sistema dei prezzi espresso in denaro. Gli esseri umani oggi pensano al denaro in molte situazioni, come la pianificazione economica e le negoziazioni. Il denaro è uno degli strumenti più importanti per l'azione umana: è antecedente alle psicotecnologie, le quali sono fondamentali per pensare e agire quanto l'alfabetizzazione e la matematica. In altre parole, commerciamo da molto più tempo rispetto alla parola e ai calcoli. Infatti l'alfabetizzazione e la capacità di calcolo ci forniscono buoni esempi di quanto le psicotecnologie possano diventare profondamente radicate nei software cognitivi degli esseri umani. Molto spesso riflettiamo attraverso la lingua, i numeri e il denaro piuttosto che su di essi. Ad esempio, oggi è difficile immaginare di strutturare i pensieri senza parole, perché praticamente pensiamo sempre attraverso le parole, al punto che il dialogo interno denominato in parole diventa invisibile agli occhi della mente, proprio come fa il bastone per il cieco. L'aspetto psicotecnologico del denaro è simile: pensiamo così spesso attraverso il denaro che la maggior parte di noi non smette mai di pensare al denaro. Per analogia: il denaro è l'acqua economica in cui nuotano tutti gli esseri umani.

Ci sono questi due giovani pesci che nuotano e incontrano un pesce più vecchio che nuota nella direzione opposta, il quale annuisce e dice: 'Buongiorno, ragazzi. Com'è l'acqua?'. I due giovani pesci continuano a nuotare per un po' e poi alla fine uno di loro guarda l'altro e dice: 'Che diavolo è l'acqua?'.

Il denaro è il luogo in cui la semiotica delle capacità umane incontra l'azione umana. Il confine effimero tra mente e materia è esemplificato nell'ibridazione del denaro come tecnologia e della psicotecnologia. Dal punto di vista storico il denaro richiesto un'incarnazione fisica affinché si radicasse nelle realtà termodinamiche alla base dell'economia come il lavoro, il sacrificio e la scarsità. Dal punto di vista psicotecnologico, gli esseri umani nel corso della storia hanno cercato di "informazionalizzare" al massimo le loro implementazioni del denaro per ottimizzare le sue funzioni cognitive di calcolo, negoziazione e riconciliazione delle relazioni di scambio. In termini di permissibilità, i processi di libero mercato hanno promulgato quella valuta basata sull'oro come moneta ideale: una tecnologia monetaria informatizzata con un'offerta protetta dalla svalutazione grazie all'unica cosa che nessun essere umano può contraffare... il lavoro.

Le possibilità ricercate dalla moneta (divisibilità, durabilità, riconoscibilità, portabilità e scarsità) spiegano sia la selezione dell'oro sia la sua successiva trasformazione in valuta. L'oro è una tecnologia monetaria che mostra una scarsità saldamente radicata nella termodinamica del lavoro. L'applicazione della valuta ha "informalizzato" l'oro in un modo tale da consentire agli attori di mercato di trattarlo più come una psicotecnologia e meno come una tecnologia monetaria fisica (lucente, pesante e ingombrante). Per inciso: combinando e sfruttando le proprietà economiche sia dell'oro che della valuta, Bitcoin perfeziona il denaro, essendo uno strumento puramente informativo che si adatta al lavoro svolto nel suo processo di produzione. In quanto moneta digitale che si adatta all'azione umana, Bitcoin è "denaro vivente". A questo proposito, e come ho già sostenuto in precedenza, Bitcoin potrebbe rivelarsi l'idea più brillante dell'umanità.

Tornando all'ipotesi del bastone del cieco proposta dalla MET, possiamo ricavare un'analogia utile per comprendere l'impatto della manipolazione del denaro sulla mente umana. Innanzitutto è importante comprendere che i diritti di proprietà funzionano come una "presa" che gli esseri umani usano per rimodellare il mondo in base alle loro preferenze. Partendo dall'assioma dell'autoproprietà individuale, la proprietà è la relazione tra proprietari e beni, tra agenti socioeconomici e i loro ambiti. Quando i diritti di proprietà vengono violati - come accade quando l'offerta di denaro viene gonfiata arbitrariamente - i circuiti di feedback vengono disturbati e gli attori di mercato perdono la capacità di discernere le conseguenze specifiche delle loro azioni. I diritti di proprietà soggetti a violazione separano gli attori dalle conseguenze delle loro azioni, e, alla fine, contribuendo al collasso della civiltà. Le violazioni della proprietà fanno sì che gli attori di mercato "perdano la presa" sul mondo, creando un'opportunità per l'espansione dello statalismo. In altre parole, l'integrità dei diritti di proprietà è il mezzo attraverso il quale gli attori di mercato "restano in contatto" con la realtà. In questo modo l'inviolabilità della proprietà è essenziale per la salute e la stabilità psicologica di massa.

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Quella forma di "denaro forte" è una con un'offerta difficile da modificare, il che significa che i diritti di proprietà che sancisce sono difficili da violare. Quella forma di "denaro debole", d'altro canto, ha un'offerta che è più facile da modificare, il che significa che i diritti di proprietà che simboleggia sono più facili da violare attraverso l'inflazione. Collegando il concetto denaro all'analogia del bastone del cieco, la moneta forte è come un bastone rigido, mentre la moneta debole è più simile a una pasta molle. I segnali tattili trasportati dal bastone inflessibile di un cieco - come i segnali di prezzo trasportati da una moneta con un'offerta inflessibile - sono più salienti, accurati e utili di quelli propagati dalla forma flaccida di un bastone morbido, o dal suo equivalente la moneta debole. L'integrità strutturale del bastone è tanto importante per gli sforzi di navigazione del cieco quanto lo è l'integrità dell'offerta di denaro per un'imprenditorialità efficace. Come ha scritto John Dewey a proposito di questo "arco riflesso" tra agente e arena:Lo stimolo e la risposta formano fasi specifiche di coordinamento, i quali ci aiutano a unificare le parti disgiunte fornite dalla teoria. Lo stimolo rappresenta le condizioni che devono essere soddisfatte per realizzare un coordinamento efficace; la risposta fornisce la chiave per soddisfare queste condizioni e serve come strumento per influenzare il successo del coordinamento.

Ogni essere umano è un modello di azione esteso attraverso lo spaziotempo. Le distribuzioni della ricchezza influenzano fortemente questi modelli di azione degli esseri umani, poiché gran parte della vita dell'individuo medio viene spesa lavorando in cambio di denaro. Per questo motivo il proprio patrimonio netto determina in gran parte i pensieri e i movimenti che si fanno quotidianamente. Se sieteun miliardari, i tipici schemi di azione che ripetete sono ben lontani da quelli di qualcuno che vive di stipendio in stipendio. E, come spiega la MET, l'azione determina in gran parte il modo in cui modelliamo il mondo che ci circonda, e quindi il modo in cui modelliamo le nostre menti. In questo modo il denaro - lo strumento socioeconomico definitivo della MET - influenza profondamente l'imprinting della conoscenza procedurale di chi lo usa. Nel corso del tempo l'autoriflessione porta questa conoscenza procedurale a cristallizzarsi in conoscenza semantica; l'azione è antecedente alla parola e al pensiero linguistico, il che spiega l'ubiquità della metafora spaziale nel linguaggio umano. Pervertendo i diritti di proprietà, l'accumulo di conoscenza procedurale viene compromesso, creando così distorsioni della mente e della materia. In questo modo l'inflazione e tutte le altre violazioni della proprietà privata, almeno in parte, provocano esplosioni di psicosi di massa.

Il denaro è fondamentale per l'esistenza umana: è il collante che tiene insieme i modelli di azione umana ed è la prima arma estratta in un combattimento. Come ha scritto Jeff Booth a proposito di questa familiare progressione geopolitica: "Guerre monetarie, poi guerre commerciali, poi guerre vere". In quanto sistema contabile per i diritti di proprietà, il denaro è essenziale per il rapporto tra agente e arena, pertanto possiamo dire che il denaro è l'elemento motore dell'azione umana. È il protocollo di base per triangolare mentalmente la propria posizione all'interno delle gerarchie socioeconomiche e questo è il motivo per cui la contraffazione monetaria provoca reazioni psicologiche così avverse tra le popolazioni. Visti in questo modo, gli orrori associati ai processi alle streghe di Salem possono essere compresi più chiaramente. Data questa connessione fondamentale tra denaro e mente, non sorprende che gli statalisti utilizzino il denaro per manipolare i modelli di azione umana ed emarginare la forza mentale dei cittadini ogni volta che ciò si adatta ai loro interessi economici.

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Ricordate: tutte le organizzazioni umane sono imprese e tutte le imprese sono strategie di acquisizione di ricchezza. Lo statalismo è una strategia aziendale in cui i contribuenti sono i raccolti standardizzati. Sebbene lo statalismo rimanga oggi la modalità dominante dell'organizzazione umana, lo possiamo definire quel momento più scuro prima dell'alba. Prima di immergerci nell'oscurità dello statalismo nella sua forma più estrema, esploriamo il suo strutturalismo ideologico per mostrare perché è destinato a fallire. Nonostante i migliori sforzi degli autoritari e dei politici nel corso della storia, non ci sono state implementazioni sostenibili dello statalismo proprio perché i modelli generati dalla libertà trionfano inesorabilmente alla fine.Non si può costringere qualcuno a rispettarvi e il rispetto è la valuta definitiva.

Il sovranismo supera lo statalismo per ragioni estremamente pragmatiche. Come avevano capito i Padri fondatori americani, la libertà crea esternalità positive, mentre il suo opposto suscita esternalità negative. Le civiltà che abbracciano la libertà diventano più prospere di quelle che danno priorità alla forza. Oppure, come dice Jordan Peterson, facendo eco alle scoperte dell'epistemologo genetico Jean Piaget: "Le strutture equilibrate superano le strutture disequilibrate". Ma cosa significa esattamente questo e cosa ha a che fare con libertà? Scopriamolo.

La libertà trionfa su tutto

"La prosperità dello Stato, come quella dei sindacati, è direttamente correlata alla leva finanziaria per l'estorsione. Essa era molto più bassa nel XIX secolo rispetto al XX secolo. Nel XXI secolo scenderà quasi al punto di svanire"

~ The Sovereign Individual

L'interazione umana nell'ambito dell'economia mostra dinamiche di Teoria dei giochi. Un gioco è qualsiasi situazione in cui vi è competizione per risorse scarse: nel caso di un gioco da tavolo, queste risorse sono tipicamente punti o obiettivi; nel caso dei mercati, queste risorse sono i fattori produttivi (terra, capitale e lavoro) e il potere d'acquisto del denaro. Ogni volta che ci sono potenziali vincitori e perdenti, si sta giocando una partita. Una strategia è un approccio al processo decisionale nell'ambito del gameplay. Le strategie si basano sulle costanti che governano il gioco: tipicamente sono le regole, ma possono anche essere fattori fenomenologici come la gravità o la termodinamica. Gli attori formulano le loro strategie in previsione delle azioni dei loro concorrenti nell'ambito di queste regole, o fattori governativi.

In un gioco in cui le regole non sono immutabili, la strategia superdominante è ottenere il controllo sulla creazione delle regole. In tal modo, qualunque cosa accada, il giocatore che stabilisce le regole può sempre piegarle per ottenere la vittoria: controllare le regole significa controllare il risultato di ogni partita. Dato il grande potere che la regolamentazione offre a un attore, questa è la strategia più accanitamente perseguita, se possibile. Il problema, ovviamente, è che nessun giocatore vuole giocare a un gioco in cui un altro giocatore si è arrogato il potere di stabilire (e rifare continuamente, o addirittura infrangere selettivamente) le regole. Immaginate di sedervi per giocare a scacchi contro un avversario che ha la capacità di cambiare la manovrabilità dei suoi pezzi ogni tot. turni, magari facendo saltare i suoi pedoni per lunghe distanze sul tabellone come una regina in un turno, o spostando le sue torri diagonalmente come gli alfieri. Esercitando un potere così straordinario nel gioco degli scacchi, l'esistenza stessa del giocatore che crea (o infrange) le regole sarebbe estremamente demoralizzante agli occhi di tutti i suoi avversari, poiché questo privilegio asimmetrico renderebbe il gioco decisamente ingiusto per tutti quelli contro cui si scontra. In poche parole: chi governa tende a rimanere imbattuto. Questo ovvio principio è l'impulso alla base del sistema bancario centrale:

"Permettetemi di emettere e controllare la moneta di una nazione e non mi interesserà chi farà le leggi."

~ Nathan Mayer Rothschild

Il problema con il potere della creazione delle regole è che non c'è nulla di più contestato nella sfera del gameplay. La creazione di regole è il potere di vincere per sempre, e quale giocatore sano di mente non lo vorrebbe? Tuttavia la regolamentazione è un privilegio costoso da preservare. A causa del potere assoluto che conferisce, i giocatori combattono costantemente per assumere la posizione di creatore delle regole quando esse sono mutevoli. Per questo motivo i legislatori sono costretti a spendere costantemente grandi risorse per difendere le proprie posizioni e far rispettare le regole agli altri giocatori. Ciò spiega l'ascesa e la caduta periodiche delle valute di riserva mondiali:

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La storia umana è segnata dalla violenza geopolitica volta a ottenere il controllo sulle "regole del denaro"

Un gioco con regole mutevoli è intrinsecamente instabile: è una struttura sbilanciata, il che significa che i decisori delle regole sosterranno i costi della protezione del territorio e dell'applicazione delle regole nelle loro infinite contese per mantenere il controllo del gioco. Naturalmente la domanda allora diventa: come fanno questi regolatori a pagare questi costi per preservare i loro privilegi? Per i legislatori la risposta è semplice: basta stravolgere le regole in modo da estrarre risorse dagli altri giocatori, prendendone abbastanza da coprire i costi di protezione e applicazione e lasciando un certo margine come profitto. Naturalmente data la possibilità di un'alternativa meno costosa, i giocatori tassati (uso questo termine di proposito) abbandoneranno il gioco sbilanciato e sceglieranno di giocarne un altro. In assenza della minaccia di coercizione o violenza, questo processo fa sì che gli attori convergano su regole più prevedibili, resistenti alla manipolazione e favorevoli ai loro interessi personali. Questo è il motivo per cui i processi di scoperta pragmatica della verità nel libero mercato convergono su strutture equilibrate: giochi in cui nessun giocatore sostiene i costi di protezione o di applicazione associati a una struttura disequilibrata. Quando le regole vengono "scoperte" in questo modo (es. legge sostanzialmente giustificabile) e adottate volontariamente da tutti, è necessaria una minore spesa per la protezione o l'applicazione. Di conseguenza le strutture equilibrate superano naturalmente le loro controparti disequilibrate. Questa inevitabile realtà economica è il motivo per cui l'oro è stato monetizzato sul libero mercato, perché Internet ha soppiantato le intranet e perché Bitcoin sta attualmente riscuotendo molto successo. A lungo termine le reti aperte e volontarie superano sempre le reti chiuse e involontarie.

Come avrete intuito, lo statalismo è sbilanciato, mentre il sovranismo è una struttura equilibrata. Gli Stati-nazione spendono enormi risorse standardizzando, manipolando e tassando le loro popolazioni. Questi costi possono essere pagati solo quando il rapporto costi-benefici della coercizione è sufficientemente basso. In altre parole, la redditività dello statalismo dipende da ritorni economici della violenza che devono essere superiori ai costi di protezione e applicazione della legge. Man mano che gli attori di mercato si renderanno conto dell'indebita tassazione imposta loro dalle banche centrali, adotteranno una linea d'azione razionale e venderanno le loro posizioni in valuta fiat per Bitcoin. Questa vendita esercita una pressione al ribasso sui potenziali ricavi inflazionistici degli Stati-nazione in tutto il mondo, poiché accelera il deprezzamento del potere d'acquisto delle valute fiat. Per mantenere almeno una parvenza di solvibilità, ciò forzerà la mano agli Stati-nazione che non avranno altra scelta se non quella di compensare le carenze delle entrate legate all'inflazione con aumenti della tassazione diretta. Aspettatevi di vedere applicazioni sempre più esotiche come la tassazione delle plusvalenze non realizzate, l'esproprio, il bail-in e il saccheggio delle cassette di sicurezza mentre la disperazione finanziaria degli Stati-nazione aumenta. La fine di tutto questo? L'unica moneta nella storia umana con un tasso d'inflazione terminale dello 0% e un'elevata resistenza a tutti gli altri schemi fiscali grazie alla sua natura digitale e iperportabile: in questo modo il sovranismo reso possibile da Bitcoin è la campana a morto per lo statalismo e la nascita di una prosperità senza precedenti.

"Ogni volta che le circostanze consentono alle persone di ridurre i costi di protezione e di minimizzare i tributi pagati a coloro che controllano la violenza organizzata, l'economia cresce notevolmente."

~ The Sovereign Individual

L'unica strategia di sopravvivenza efficace per gli Stati-nazione è acquistare Bitcoin. Di conseguenza saranno inevitabilmente costretti a ridursi nella loro portata, ad aumentare l'efficienza operativa e a sforzarsi di soddisfare le richieste dei cittadini. Mentre la competizione per attrarre i sovranisti si inasprisce, le nazioni saranno costrette a offrire servizi migliori a prezzi più convenienti, forniti in modi più innovativi. Il risultato finale non avrà nulla a che vedere con gli Stati-nazione che conosciamo oggi. Gli "Stati in rete" (come quelli descritti da Balajis) sono un risultato possibile. Le persone andranno dove saranno trattate meglio e non saranno vincolate a nessuna singola unità geografia. In breve: il capitale iperportabile darà potere a determinate capitali indipendentemente dalla loro localizzazione. Lo statalismo è destinato a dissolversi nell'"acido digitale" del libero scambio e della proprietà a prova di saccheggio. Il sovranismo vincerà perché è una meritocrazia priva di coercizione.

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La MET ci insegna la concordanza tra i creatori e le loro creazioni. Quando viene imposto un intervento dall'alto, i processi di scoperta necessari per una sana cognizione vengono disturbati, contribuendo così alla psicosi di massa. Una tale comprensione può essere stabilita solo tra agenti e arene attraverso un consenso di azioni volontarie. Quando i diritti di proprietà vengono violati attraverso l'inflazione o altri mezzi, gli attori di mercato "perdono di vista" la realtà e diventano mentalmente emarginati.

L'ammorbidimento del denaro nelle mani degli attori di mercato equivale alla disintegrazione strutturale del bastone del cieco, cosa che oscura le interrelazioni tra agenti e arena, facendo sì che l'azione umana cada in modelli distruttivi di disarmonia. L'integrità degli strumenti percettivi - come la rigidità del bastone del cieco o l'inflessibilità dell'offerta di denaro - sono indispensabili per il successo degli attori di mercato nella navigazione delle arene socioeconomiche. La disintegrazione strutturale di questi strumenti è causa di psicosi e decivilizzazione.

Fortunatamente l'assoluta integrità di 21 milioni di bitcoin offre una grande speranza per un mondo che soffre sotto l'incantesimo della psicosi indotta dallo Stato. Nella Parte 8 entreremo nell'oscurità dello statalismo portato alla sua forma più estrema: il totalitarismo. Fortunatamente i sovranisti hanno dalla loro parte la fisica, l'economia e la Teoria dei giochi. Tuttavia la strada per uscire dallo statalismo sarà probabilmente un po' insidiosa, ma alla fine ne varrà la pena.

"La tirannia, come l'inferno, non è facile da sconfiggere, eppure abbiamo questa consolazione: più duro è il conflitto, più glorioso sarà il trionfo."

~ Thomas Paine

[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/

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Coinbase annuncia nuovi membri: ex consigliere di Bill Clinton nel CdA

Coinbase espande il consiglio di amministrazione con tre nomine: due dei nuovi membri hanno precedentemente servito sotto presidenti degli Stati Uniti.

Il 25 luglio Coinbase ha annunciato di aver ampliato il proprio consiglio di amministrazione con l'aggiunta di tre nuovi membri: Chris Lehane, Christa Davies e Paul Clement.

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Chris Lehane ha precedentemente servito come consigliere politico per l'ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton durante gli anni '90. Attualmente ricopre il ruolo di vicepresidente dei Lavori Pubblici presso OpenAI. Lehane ha avuto un ruolo significativo nell'operatività di Airbnb negli Stati Uniti e in altre parti del mondo. Precedentemente membro del Consiglio Consultivo Globale di Coinbase, ora contribuirà strategicamente alla leadership dell'azienda.

Christa Davies ha ricoperto il ruolo di Cfo della divisione piattaforme e servizi di Microsoft e presso la società di consulenza gestionale Aon PLC. All'interno del consiglio di amministrazione di Coinbase, Davies si unirà al comitato di audit e compliance, supportando le operazioni finanziarie dell'azienda.

Paul Clement è un avvocato ed ex socio dello studio legale Clement & Murphy. Ha servito come Solicitor General durante l'amministrazione del presidente George W. Bush. Con un'esperienza di oltre 100 casi davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti, Clement porterà la sua conoscenza alle sfide legali in corso di Coinbase con la Sec e supporterà il comitato di audit e compliance insieme a Davies.

Obiettivi e implicazioni delle nomine

I tre nuovi membri del consiglio condividono una visione comune riguardo l'importanza degli asset digitali nel migliorare l'inclusione finanziaria, in particolare per i gruppi esclusi dal sistema finanziario tradizionale. Lehane ha ribadito il suo impegno a supportare Coinbase nella sua missione di democratizzare i benefici del capitalismo, garantendo un accesso più ampio al sistema economico.

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Aiutatemi, per favore. Ora pare che tutti si debba essere a favore di Kamala Harris, in quanto è donna.

Eppure io avevo inteso che, nell'era della gender theory, non esistevano più maschile e femminile. Al massimo, allora, la vice-Biden potremmo definirla un essere uman*…

Nell'età della lotta allo specismo, però, anche questo forse sarebbe fuori luogo, dato che gli uman* non dovrebbero vantare alcuna superiorità su altre realtà animali oppure vegetali. A rigore, neppure i viventi sui non viventi.

Mi pare proprio che ci sia cacciati in un bel casino.

Carlo Lottieri, 25 luglio 2024

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Come ormai è stato ricordato allo sfinimento, fino al primo dibattito tv con Trump del 27 giugno scorso, i media mainstream e di sinistra negavano rabbiosamente il declino cognitivo del presidente Joe Biden, pretendendo di assicurare che fosse "sharp as a tack", perfettamente lucido e in grado di correre per un secondo mandato. E abbiamo tutti visto com'è cambiata la narrazione dopo il dibattito, quando Biden è crollato nei sondaggi e, ancora, dopo il ritiro dalla corsa e la sua sostituzione con Kamala Harris.

Un enorme gruppo Whatsapp

Specularmente al triplo salto carpiato di narrazione su Biden, c'è voluto ovviamente il cambio di narrazione su Harris. Una vicepresidente che fino alla sua candidatura, e rapidissima investitura, era considerata una totale delusione dagli stessi Democratici, nonché dai loro analisti e media amici. Non se la sono mai filata - e giustamente - ed era caduta nel dimenticatoio.

Solo ora sembrano essersi improvvisamente ricordati di avere una star della politica, una grande statista, chissà perché fino ad oggi rinchiusa nel basement. Come accusavano di disinformazione chiunque osasse mettere in dubbio le facoltà mentali di Biden, così ora bollano come propagandista di estrema destra chiunque ricordi i precedenti di Kamala Harris.

Stupefacente l'uniformità del nuovo spin al di là e al di qua dell'Atlantico, la rapidità con cui media, commentatori e politici di sinistra hanno adottato le nuove parole d'ordine ripetendole in coro. Sembra essersi messo in moto un enorme gruppo Whatsapp a cui sia arrivata una velina, davvero impressionante.

Ma siccome ad ogni giro di giostra i media alzano i loro livelli di mistificazione, ecco che non basta la precoce santificazione di Kamala. No, l'operazione in corso in queste ore è ancora più ardita e chirurgica. Quando sui social hanno iniziato a circolare video e articoli delle perle di Kamala, subito media e fact-checker sono passati alla rimozione sistematica di qualsiasi traccia potesse risultare imbarazzante, negando anche l'evidenza. Stanno letteralmente riscrivendo la storia.

La "zar dei confini"

Ecco un paio di esempi emblematici. Fino a ieri era indiscutibile che nel 2021 alla Harris fosse stata affidata da Biden la responsabilità della gestione della crisi migratoria ai confini con il Messico. Come riportava Stef W. Kight su Axios, la vicepresidente "si occuperà dell'ondata di migranti al confine tra Stati Uniti e Messico" e "guiderà gli sforzi con il Messico e il Triangolo settentrionale (Guatemala, Honduras ed El Salvador) per gestire il flusso di minori non accompagnati e famiglie migranti che arrivano alla frontiera in un numero che non si vedeva dall'impennata del 2019".

A scanso di equivoci, la Casa Bianca ricordava ai giornalisti che "durante la transizione Biden aveva detto che qualunque fosse stata la necessità più urgente, si sarebbe rivolto alla vicepresidente. E oggi si rivolge alla vicepresidente". Chiaro a tal punto che la stampa aveva cominciato a parlare di Harris "zar dei confini".

Come sia andata è noto ed evidente a tutti: un totale fallimento. E quindi via allo sbianchettamento. Ora che l'immigrazione è uno dei temi su cui la sua candidatura, come quella di Biden, è più vulnerabile, stanno tutti all'unisono dicendo e scrivendo che Harris non è mai stata "zar dei confini" è una menzogna della Campagna Trump e dei Repubblicani.

Il via alla riscrittura della storia lo ha dato l'ex consigliere di Obama e ora commentatore della Cnn David Axelrod, che durante un dibattito ha così corretto un ex deputato repubblicano: "lei non era lo zar dei confini. Le è stato assegnato il compito di recarsi nei Paesi che erano la fonte di questi immigrati e cercare di lavorare con loro per rimuovere gli incentivi che spingevano le persone a venire qui (compito in cui comunque la vicepresidente ha fallito, ndr). Ma non è mai stata lo zar del confine. Non era responsabile del confine".

L'errata corrige di Axios e degli altri

La nuova versione dello stesso giornalista di Axios è che "all'inizio del 2021, il presidente Biden ha arruolato la vicepresidente Harris per aiutarlo con una parte della questione migratoria". Ci viene detto che c'è "confusione sull'esatto ruolo svolto dalla vicepresidente".

Per essere ancora più chiaro, Axios ha aggiunto una nota in fondo al nuovo pezzo: "Questo articolo è stato aggiornato e chiarito per notare che Axios è stato tra gli organi di informazione che hanno erroneamente etichettato Harris come zar dei confini nel 2021″. "Harris, nominata da Biden zar dei confini, ha detto che avrebbe esaminato le cause profonde che alimentano la migrazione", scriveva lo stesso Axios nel 2021.

Insomma, Axios preferisce ammettere un errore che non ha mai commesso pur di non rischiare di fornire argomenti ai Repubblicani contro la Harris, sacrificare un pezzo della sua credibilità per mettersi al servizio della candidata democratica.

Ma Axios, come ha ricordato Peter Savodnik su The New Press, è in buona compagnia: "Kamala Harris non è mai stata la 'Border Czar'  di Biden", titola ora Time, così come USA Today ("Il lavoro di frontiera di Harris riguardava le 'cause profonde' della migrazione; lei non era responsabile"), CBS ("I fatti sul ruolo di Kamala Harris sull'immigrazione nell'amministrazione Biden") e New York Times ("Perché i Repubblicani continuano a chiamare Kamala Harris lo 'zar dei confini'").

Il soccorso dei fact-checker

In soccorso anche uno dei principali siti di fact-checking, PolitiFact, che ha emesso una bollinatura postuma dichiarando "mostly false", per lo più falso, che la Harris sia stata nominata "zar dei confini". "L'affermazione contiene un elemento di verità, ma ignora fatti critici che darebbero un'impressione diversa. La consideriamo per lo più falsa".

Ovviamente, come osserva Savodnik, "nessuno nel governo degli Stati Uniti è tecnicamente zar di nulla". Non è un titolo ufficiale, ma spesso un'espressione giornalistica per indicare una posizione di comando creata ad hoc e temporaneamente nell'esecutivo per la soluzione di un problema specifico. Dunque, i Repubblicani non hanno fatto altro che chiamare Harris allo stesso modo in cui l'avevano chiamata Axios e altri media: "zar dei confini". Solo che oggi è scomodo ricordarlo, visto il fallimento dell'amministrazione sul tema.

Che Harris sia stata o meno la "zar dei confini", ce lo avevano raccontato gli stessi media che oggi lo negano, ed è stato uno dei disastri della presidenza Biden. Ma una cosa è certa, conclude Savodnik, se non lo fosse stato oggi gli stessi media, preoccupati solo della vittoria della Harris contro Trump, starebbero celebrando "il più grande zar dei confini mai esistito".

La senatrice più di sinistra

Secondo esempio: Govtrack, un sito che raccoglie i dati dei membri del Congresso e riporta i voti espressi e le loro presenze durante il mandato, ha cancellato la pagina in cui Kamala Harris veniva definita nel 2019 "la più liberal (di sinistra, ndr) tra tutti i senatori" sulla base appunto dei suoi voti su leggi e risoluzioni.

L'opera di bonifica è in corso e durerà. Quando leggete o ascoltate qualcosa da questi media che si presumono autorevoli e imparziali, sappiate che questo è il loro livello di asservimento ai Democratici.


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Teresa di Lisieux morì a 24 anni per tubercolosi. Il suo è un esempio di religiosità attiva e determinata che deve essere riscoperto anche dal cattolicesimo moderno, pieno zeppo di sacerdoti che, anziché genuflettersi a Dio, corrono dietro a Greta Thunberg.

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Il noto magistrato commenta la vicenda di Erba che lo ha visto protagonista e non si risparmia nemmeno sul governatore e sulle "sette" che operano nel suo settore.

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L'inquilino dell'Eliseo sognava di imporsi alla testa dell'Europa e di mandare i soldati in Ucraina: se continua di questo passo dovrà inviarli in banlieue e a presidiare i binari. Ha negato i segnali d'allarme venuti dal Paese, adesso la realtà presenta il conto.

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Al ministero incontro fra i vertici di Coldiretti, Confagricoltura e UnionFood. Trattative per il via libera alla candidatura di Giansanti a Bruxelles e sul cambio di nome dell'associazione Mediterranea

Non è stato come mettere insieme Putin e Zelensky, ma il tavolo di pace convocato ieri da Francesco Lollobrigida resta comunque denso di significati vista l'intensità dello scontro degli ultimi mesi. Non c'è stata una foto a documentare l'incontro, ma solo un diplomatico e generico comunicato stampa uscito nel pomeriggio. Al ministero dell'Agricoltura per due ore, si sono confrontati i vertici di Coldiretti da un lato, e di Confagricoltura e UnionFood dall'altro.

Un tavolo di pace organizzato dal titolare dell'Agricoltura su preciso input della premier Giorgia Meloni, dopo che nei giorni scorsi il Foglio aveva evidenziato la frattura profonda nel settore agroalimentare italiano per la nascita di "Mediterranea", l'associazione frutto di un accordo Confagricoltura-UnionFood. Coldiretti si è scagliata con toni violenti contro i fondatori del nuovo soggetto, potenziale concorrente della sua Filiera Italia, e ha anche avviato una campagna per impedire l'elezione del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, al vertice del Copa-Cogeca, l'organizzazione che a Bruxelles rappresenta gli agricoltori europei.

Ettore Prandini per Coldiretti, Massimiliano Giansanti per Confagricoltura e Paolo Barilla per UnionFood, chiusi in una stanza (con i rispettivi direttori delle associazioni da loro presiedute) con il ministro di Fratelli d'Italia al centro. Nel ruolo inedito e difficile di mediatore, dopo quasi due anni passati al fianco di Coldiretti, con tanto di accuse da parte degli altri attori di perdita di terzietà.

"E' un primo passo in avanti, molto significativo per ricostruire il sistema Italia, superando attriti e incomprensioni", dice Lollobrigida. Il ministro pubblicamente non si sbilancia sui termini del negoziato, consapevole di quanto sia ancora delicata l'intera faccenda. Ci sono ostacoli da superare e soprattutto rapporti personali difficili da ricucire, dopo gli insulti recenti. I ripetuti attacchi di Coldiretti a Barilla/UnionFood e Confagricoltura di voler distruggere la "dieta mediterranea" e di essersi venduti "agli interessi delle multinazionali" che attentano alla salute dei cittadini, tanto generici quanto violenti, sono duri da mandare giù. Su questo punto il ministro ha insistito molto, invitando a "smussare i toni".

Nonostante le diffidenze, però, nella riunione si sono aperti degli spiragli per una tregua armata.

Il primo porta a Bruxelles all'elezione del prossimo presidente del Copa (il Comitato delle organizzazioni professionali agricole), composto da 60 sigle di paesi dell'Unione europea e che rappresenta gli interessi di milioni di agricoltori dell'Ue. L'Italia non ha mai avuto il presidente. Stavolta ha buone possibilità. Giansanti, attuale primo vicepresidente, ha lavorato molto a Bruxelles e si è costruito una buona reputazione, ma Coldiretti ha minacciato di portare i trattori a Bruxelles qualora venisse eletto. Per quanto il nome di Giansanti sia forte, una spaccatura così plateale della delegazione italiana può azzoppare la sua candidatura, screditando il "Sistema Italia" evocato dal ministro nel comunicato stampa. Su questo aspetto, nonostante la coltre di silenzio che avvolge il tutto, la riunione ha portato a un disgelo da parte dell'associazione guidata da Prandini e Gesmundo. In cambio di cosa? Qui c'è l'altro argomento caldo: Mediterranea, l'alleanza di filiera delle altre due organizzazioni. E' l'obiettivo da abbattere per Coldiretti, che ha acquistato diverse pagine pubblicitarie sui giornali per screditare l'iniziativa e ha annunciato una manifestazione a Parma, capitale della Food Valley e sede di Barilla (che esprime il presidente di UnionFood). "Chi va piegato, si piegherà", aveva minacciato il segretario generale di Coldiretti Vincenzo Gesmundo, anch'egli presente al tavolo. La richiesta di Coldiretti, pertanto, è stata quella di cambiare nome a Mediterranea. Formalmente Confagricoltura e UnionFood si sono riservate di decidere, ma sono disposte a cedere. Cosa ci guadagna Barilla da un'umiliante cambio del nome? La tregua, ovvero la fine degli attacchi mediatici alla propria azienda da parte della Coldiretti.

Ecco quindi le tre gambe del possibile accordo: Confagricoltura ottiene l'appoggio per il Copa in Europa, Coldiretti mostra in pubblico lo scalpo di Mediterranea, Barilla si piega in cambio della tranquillità. Il governo per ora ottiene un cessate il fuoco e, in prospettiva, la fine delle ostilità e il successo di un italiano per la prima volta al vertice del Copa - proprio ora che la nuova Commissione europea deve riformare la Pac.

Alla fine la narrazione sarà che la "dieta mediterranea" è stata salvata dalle perfide "multinazionali straniere", che in realtà in questa vicenda non c'entrano nulla. E che gli italiani, quando si siedono attorno a un tavolo, riescono a "fare sistema" e perseguire "l'interesse nazionale". Ma non è ancora quel momento. Dopo il primo incontro, le diffidenze sono ancora tante e l'equilibrio è sempre precario.


Webuild aveva ragione: dispone di tutta la professionalità necessaria per realizzare la nuova gigantesca diga portuale del porto di Genova e a sbagliare sono stati i giudici del Tar genovese che hanno. Sottovalutato la partecipazione del gruppo attraverso la società Sidra alla realizzazione del Tuas Terminal di Singapore. La commessa miliardaria per costruire la nuova diga ha quindi tutte le carte in regola e i ricorrenti (Gavio, Caltagirone con la spagnola Acciona riuniti nell'ATI Eteria) dovranno farsene una ragione.

Il Sindaco Bucci: Nessun ritardo

Dopo le garanzie fornite dal Sindaco Marco Bucci, commissario straordinario all'opera, che ha confermato come l'opera sia in perfetto timing con quanto previsto nel progetto, la sentenza del Consiglio di Stato assume inevitabilmente un significato politico. I partiti di sinistra in Regione e in Comune si erano scatenati contro il progetto della diga preannunciando mozioni, ipotizzando procedure scorrette; oggi, nel giorno in cui il Presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, "accetta" di dimettersi nella speranza di riconquistare la libertà personale (dopo tre mesi ai domiciliari), la sinistra incassa una rete nella sua porta proprio quando sembrava essere protesa nella metà campo avversaria verso un'altra vittoria.

Duro colpo alle smanie di sinistra

Non casualmente, dopo la sentenza del Consiglio di Stato, è immediatamente intervenuto davvero a gamba tesa il vice ministro Edoardo Rixi, genovese e - secondo molti - candidato papabile del centro destra per la carica che "fu" - ormai si può dire - di Giovanni Toti. "Il Consiglio di Stato - ha dichiarato - ha annullato la sentenza del Tar che aveva bocciato l'affidamento dei lavori sulla nuova diga di Genova. La regolarità dell'appalto è quindi certificata. Una conferma sulla trasparenza e l'aderenza alle normative vigenti durante l'intero processo di assegnazione. Un duro colpo alle smanie degli avvoltoi di sinistra che sperano di rallentare o fermare le infrastrutture che il centrodestra al governo - in Liguria e a Roma - spinge per il benessere del Paese".

Per intanto i lavori della nuova Diga di Genova procedono: dopo la prima posa avvenuta il 25 maggio scorso e la seconda sabato 29 giugno, il 24 luglio è il giorno in cui è stato affondato e posato il terzo cassone.

Quattro km di diga per ospitare le grandi navi

La nuova diga è progettata per consentire l'ingresso nel porto di Genova delle grandi navi portacontainer, lunghe oltre 400 metri e larghe 60 metri, e delle navi da crociera "World Class" e permetterà al porto del capoluogo ligure di competere con i maggiori porti europei. Per realizzare il basamento saranno impiegati 7 milioni di tonnellate di materiale roccioso, sul quale verranno posizionati elementi prefabbricati in cemento armato. Per i primi 4.000 m della diga saranno posizionati oltre 90 cassoni che misureranno fino a 33 metri di altezza, 35 metri di larghezza e 67 metri di lunghezza.

Con la sentenza del Consiglio di Stato viene accolto in toto il ricorso presentato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, dal Commissario Straordinario per la Ricostruzione del Viadotto Polcevera di Genova, dal Commissario Straordinario per la realizzazione della Nuova Diga Foranea di Genova, e dall'Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale.


Home / Si sfalda il fronte anti-crypto e Bitcoin negli USA: addio del senatore

FRONTE USA

Il fronte anti-crypto negli USA comincia a dare segni di cedimento. Addio di un senatore per la proposta AML.

Gianluca Grossi 26/07/24 16:29 News

Mentre tutto o quasi tace sui mercati, con i dati sul PCE che non hanno sconvolto più di tanto i trader, in termini politici si è invece alle grandi manovre. Il senatore repubblicano Roger Marshall ha ritirato il suo supporto per una proposta di legge che invece in principio aveva sostenuto con un certo entusiasmo.

Si tratta della legge che è stata proposta con il nome di Digital Asset Anti-Money Laundering Act, che risale all'estate del 2023 e che è rimasta da allora lettera morta, nonostante fosse supportata da un gruppo relativamente folto di membri della più alta politica USA.

Non è chiaro quali siano le motivazioni del ritiro del supporto da parte di Roger Marshall, in anticipo su un weekend che sembrerebbe essere carico di questioni politiche, con Donald Trump che dovrebbe fare la sua apparizione presso il Bitcoin 2024, apparizione che sarà con ogni probabilità condita di qualche interessante promessa.

Si sfalda il fronte anti-crypto?

Forse è troppo presto per dirlo, dato che mancano ancora mesi alle elezioni e dato che dall'esito delle stesse dipenderà anche la traiettoria futura di certe proposte. Quel che è certo è che sembra che il vento stia finalmente cambiando e che qualcuno ci stia… ripensando.

Al centro del tema c'è Bitcoin e più in generale il mondo crypto, un mondo che almeno da una parte della politica USA viene fortemente avversato e che aveva visto crearsi un gruppo, anche in Senato, di forti oppositori.

Oppositori che però almeno per ora non sembra possano fare affidamento sul repubblicano Roger Marshall, che ha infatti comunicato il suo ritiro del supporto alla proposta di legge. Proposta di legge che comunque non aveva fatto grandi passi in avanti, a testimonianza del fatto che molte delle proposte della senatrice Elizabeth Warren, vera anima di questo ennesimo attacco al mondo crypto, siano spesso più pubblicità per la senatrice che invece proposte che possono effettivamente entrare a far parte delle leggi degli USA.

Occhi puntati sull'intervento di Donald Trump

Intanto gli occhi sembrerebbero essere puntati sull'intervento che domani, sabato 27, Donald Trump terrà al Bitcoin 2024, kermesse che pur essendo spesso frequentata da politici, in realtà non aveva mai portato a casa un personaggio tanto seguito.

Date le ultime posizioni di Trump sul tema, ci si aspetta un annuncio di grande apertura all'intero settore, che servirà anche a galvanizzare almeno una parte di pubblico in vista dell'importante appuntamento elettorale del prossimo novembre.


Imagine an American college or university president making the following public statement:

"I regret that my institution, along with many others, has contributed to burdensome federal student loan debt and to rising college tuition levels, allowing our institutions to profit from the existence of student loan monies. At the same time, we have failed to offer our students adequate skills and knowledge required to compete in today's world."

If collegiate presidents struggled with questions about antisemitism on their campuses - as they did during recent Congressional testimony - they would surely be unable to speak frankly on student loan burdens, high and rising tuition levels, institutional profiteering from student loans, and whether students benefit academically from attending college.

But if a president did actually volunteer the hypothetical statement above, how would fact-checkers respond?

Student loan burdens

The news is full of stories about student loan debt and President Joe Biden's attempts to ignore both statutes and courts to "forgive" billions in loans. Both the debt itself and a U.S. president's unlawful efforts to erase that debt are a national disgrace.

As I wrote previously on this site, the federal loan program has evolved since the guaranteed student loan program was created by the 1965 Higher Education Act. Guaranteed student loans relied on private bank loans, which the federal government guaranteed against default and paid the interest while students were enrolled in college. The program worked well, with few defaults or worrisome loan burdens, until 2010 when it was replaced by the current program in which the U.S. Department of Education lends directly to students.

Rising college tuition levels

With tuition increasing on average about 8% per year, roughly twice the general inflation rate, tuition levels double every nine years. Student financial aid, particularly loans, have contributed to these tuition increases.

The student admission and financial aid process unfolds as follows:

Some institutions have adopted variants of need-blind admission policies, meaning that admission is independent of an applicant's ability to pay. Once admitted by the school's admissions office on the basis of secondary school grades, test scores, teacher recommendations, and extracurricular activities, the school's financial aid office may offer an eligible applicant a financial aid "package."

Loans are often the fudge factor in these aid packages, filling any gap between attendance costs and available funding sources. Consider the following hypothetical example:

$50,000 annual college tuition, fees, room and board + $1,000 books and incidentals = $51,000 total annual student attendance costs.

$25,000 student and family resources + $11,000 institutional and other awards, merit or need-based + $15,000 federal student loan, the "fudge factor" = $51,000 total annual funding sources.

Note how loans can become the fudge factor to equate total expenses with total funding sources. If, for example, an institution increases its tuition, or if family resources or other aid declines, the loan portion of the "package" can increase commensurately to become the fudge factor. Such are the trade-offs made in the financial aid office on behalf of student applicants.

Once applicants accept admission and financial aid offers (typically in May before the upcoming academic year), the DOE will advance the student loan proceeds to the institution when students matriculate in the fall. The federal monies are then in the institution's coffers to be applied to student attendance expenses.

That is, student loan proceeds have already been spent the moment the DOE advances the funds to the institution. Student loans are not like a home equity line of credit that offers homeowners a means to tap the equity in their property at their discretion to remodel or buy a car.

Since the student loan procedure offers institutions an opportunity to increase tuition commensurately with student loan awards, the existence of federal loan funding has raised tuition levels over time. This cause-and-effect relationship offers institutions an open invitation to increase tuition.

Institutions profiting from student loans and other federal awards

Institutions can apply the increased tuition revenue to budgetary expenditures of their choice. The American Council of Trustees and Alumni has shown that much of the increased tuition revenue has financed administrative bloat such as diversity, equity, and inclusion programs and other administrative bureaucracies such as student counseling rather than expanding educational offerings.

Student financial aid is, of course, not the only form of federal subsidy offered to collegiate institutions. Research universities have for many years accepted federal grants to conduct research projects on their campuses, a practice predating federal student funding.

But federal research awards and federal student aid funding differ significantly: federally sponsored research awards carry additional "indirect cost" funding intended to reimburse institutions for overhead expenses of providing campus space and services for grant-funded research. Indirect cost rates, which typically range from 35-50% of direct costs, are negotiated with federal grant-sponsoring agencies such as the National Science Foundation, the National Institutes of Health, the Department of Health and Human Services, and numerous others that fund the research. Thus, for example, a federal research grant funded at $100,000 in direct costs is awarded a total $135,000-150,000 including indirect costs.

Federal student aid awards, on the other hand, do not carry any allowance for institutional overhead expenses. Instead, institutions can effectively "help themselves" to some of the federal student aid monies by setting tuition higher than they might otherwise have charged.

Students' educational attainment

Observers of the higher education industry have long been concerned that institutions have failed to provide college students with the skills and knowledge to earn higher expected lifetime earnings. A 2011 study entitled "Academically Adrift" tracked a cohort of undergraduate students over four years in college, documenting the declining hours attending class and studying outside class. This work is considered an indictment of higher education's curricular dilution and grade inflation. Students self-reported having a good time in college but graduated with little academic achievement or critical thinking ability.

The American Council of Trustees and Alumni regularly surveys the course catalogs of many institutions to determine their graduation requirements, assigning Ds and Fs to many institutions (even, or especially, many of the most elite) for lax requirements of core subjects such as literature, science, mathematics, and history.

Richard Vedder, economics professor emeritus at Ohio University, goes further to equate grade inflation with recent campus protests, noting that lack of academic rigor encourages "mindless, militant mediocrity." Stated bluntly, college students are bored, have a lot of free time, and find little to challenge them academically.

Harvey Mansfield, long-time Harvard political scientist, stated in a recent interview that a majority of grades today at Harvard and other elite institutions are A or A˗. The fallout from this is, of course, that "when everybody is somebody, then no one's anybody," quoting W.S. Gilbert, raising questions about the value of academic credentials.

Looking ahead from collegiate presidents' perspective

Today's collegiate presidents have a tough row to hoe. Some remain in the job for only five or fewer years, the more fortunate for up to ten years. Some negotiate deferred compensation contracts that often pay millions to reward longevity. The previous president of my own alma mater, for example, negotiated such a contract that paid her $1.2 million. She began her tenure in 2006, the contract fully vested in 2015, and she retired in 2016.

Gone are the days when these collegiate leaders regularly lasted for twenty or thirty years while held in high regard by their constituencies. Today's presidential salary levels, which include a certain component of hazardous duty pay, reflect this lack of longevity in what has become a high-risk occupation.

Looking past current campus conditions and concerns of collegiate presidents, the federal government's role in higher education will probably evolve now that the Supreme Court has abandoned Chevron deference. The DOE has been one of the more assertive administrative agencies with its recent Title IX and student loan forgiveness regulations, which have invited lawsuits in response.

Some observers go further, believing that higher education would be more efficient, effective, and better for society without federal government subsidies. In other words, get the feds out of the higher education industry.

Investigation of these sweeping issues is a discussion for another day. In the meantime, where is the collegiate president who will speak the truth about federal student loans?

Note: The views expressed on Mises.org are not necessarily those of the Mises Institute.


Di peggio le Olimpiadi parigine, sogno di grandezza del presidente Macron, non potevano cominciare. Un attacco alle linee, con incendi ed esplosioni, atti vandalici accompagnati pare da un attacco hacker al sistema informatico delle SNCF, ha bloccato la rete dei treni ad alta velocità che dovevano far confluire su Parigi migliaia di turisti e spettatori del più importante evento sportivo mondiale.

L'attacco che si configura ogni ora di più come un vero e proprio sabotaggio su larga scala, probabilmente senza precedenti nella storia delle ferrovie e non solo francesi, non casualmente è stato definito dal ministro dei Trasporti francese Patrice Vergriete un "atto criminale". E altrettanto non casualmente va a colpire la Francia nel cuore del suo sogno di grandeur rappresentato proprio dai trains a grande vitesse, antesignani dell'alta velocità ferroviaria in Europa.

Secondo le prime informazioni in costante aggiornamento un altissimo numero di treni che avrebbero dovuto arrivare a Parigi è stato dirottato su stazioni secondarie, altri hanno abbandonato il tracciato dell'alta velocità e viaggiano con ritardi che sfiorano le due ore sulle linee normali. E' il caso del Lille-Parigi, ma anche dei treni provenienti da Londra che, prima degli altri, anche per motivi di sicurezza sono stati dirottati sulle vecchie linee. E fonti della Polizia - secondo Le Figaro - avrebbero sottolineato come il sabotaggio ricordi i metodi utilizzati dalla sinistra estrema.

Sul sito delle ferrovie francesi SNCF è comparso un comunicato che invita i passeggeri a posporre o a rinunciare al loro viaggio specie su Parigi, anche se - secondo le prime informazioni - avrebbero subito le conseguenze dal "malicious attack" in particolare le linee Atlantique, Nord e Est del TGV.

Colpito direttamente o indirettamente dal sabotaggio sarebbero circa 800mila passeggeri o bloccati su linee o in stazioni iper-congestionate, dove il rischio sicurezza e il pericolo di attentati risultano ovviamente dilatati rispetto alla già complessa ordinaria amministrazione che le forze di polizia francesi di preparavano ad affrontare.

Sncf parla di un sabotaggio che ha interessato tre linee su quattro e di interruzioni che hanno colpito l'alta velocità risultato di atti di "sabotaggio" chiaramente coordinati. Secondo il sito del giornale Le Figaro, la tecnica usata è quella tipica del terrorismo di estrema sinistra. E se questa pista confermata indirettamente da fonti della Sicurezza, dovesse rivelarsi fondata le conseguenze sui delicati equilibri politici francesi potrebbero rivelarsi devastanti

È il caso di ricordare che nelle scorse ore i Servizi segreti israeliani avevano avvertito colleghi francesi del rischio attentati coordinati e di un bersaglio specifico anche sulla delegazione olimpica israeliana.

Bruno Dardani, 26 luglio 2024

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Con una lettera depositata in mattinata il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, ha formalizzato oggi le sue dimissioni, dopo 80 giorni agli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta sulla corruzione in Liguria.

Toti, a due terzi del suo secondo mandato da governatore, era stato eletto presidente alla guida della Regione Liguria l'11 giugno 2015, confermato alle elezioni regionali del 2020. A depositare la lettera l'assessore regionale Giacomo Giampedrone, su delega dello stesso Toti.

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Home / BlackRock gela il mondo crypto: "Poco interesse per altri asset"

GELO BLACKROCK

BlackRock gela il mondo crypto: poco interesse dalla sua clientela oltre Bitcoin e Ethereum. Ma i dati europei...

Gianluca Grossi 26/07/24 9:19 News

C'è chi è partito con la proverbiale quarta, chiedendo già approvazione per un ETF Solana Spot, come VanEck e 21Shares, e chi invece cerca di frenare. A parlare questa volta - e a raffreddare un po' gli animi, è direttamente BlackRock. Robert Mitchnick, che per il gigante della gestione patrimoniale e dei fondi ricopre il ruolo di capo della divisione asset digitali, ha infatti gelato ieri il grosso degli appassionati crypto.

Ci sarebbe poco interesse da parte degli investitori classici per asset crypto oltre Bitcoin e Ethereum. E, aggiungiamo noi, senza un chiaro interesse da parte di quegli investitori, è difficile per ora che si muova BlackRock e che si muovano altri giganti di quelle proporzioni.

Doccia fredda? Non c'è certamente soltanto BlackRock su questo mercato, così come non è detto che debba per forza sostenere qualunque sforzo dell'industria. Si tratta però dell'opinione, informata, di uno dei più grandi gestori del mondo. Ed è per questo che varrà la pena analizzarla.

Parla BlackRock: dai suoi clienti scarso interesse per le altre crypto

Bitcoin? Molto interessante, almeno per i clienti di BlacKRock, cosa testimoniata dai quasi 20 miliardi che il suo ETF ha già accumulato. Ethereum? Meno interessante, ma comunque degno di un ETF - e che potrebbe portare a casa dei buoni numeri. Il discorso però sarebbe diverso per tutti gli altri crypto asset, almeno per la clientela di BlackRock. Clientela che non compone certamente l'intero universo - ma che comunque è di una certa rilevanza, anche numerica.

Direi che oggi la nostra clientela… ha interesse per la stragrande maggioranza in Bitcoin per primo, poi un po' in Ethereum… e c'è davvero poco interesse nel resto. […] Non credo che vedremo una lunga lista di ETF Crypto.

Robert Mitchnick, capo della divisione asset digitali di BlackRock.

Opinione che è certamente rilevante ma che riguarda, lo dice anche Mitchnick, la clientela di BlackRock (e non tutto il pianeta) e si riferisce a oggi. Altri gestori sembrerebbero essere di diverso avviso - e di diverso avviso sembrerebbero essere anche gli investitori europei.

Perché se dovessimo guardare a quanto si sta vendendo, ormai da tempo, in UE, ne uscirebbe un risultato assai diverso. Facciamo qui l'esempio dei prodotti 21Shares, che è il gestore che offre maggiore varietà in questo senso.

dati ETF upLa capitalizzazione degli ETF di 21Shares in Europa. BTC è costituito da 2 diversi ETF

Risultati importanti non solo per Solana, ma anche per BNB e per i panieri. Certo, è soltanto un gestore, ma rispetto alle dimensioni del mercato europeo si tratta di numeri certamente importanti e che siamo certi che finiranno per interessare anche diversi gestori negli USA.


Il Ponte di Messina va decisamente "stretto" al WWF. Poco importa se sia una grande opera di cui si parla da anni, con certo dispendio di denaro pubblico per progettarla fin dai tempi del governo Berlusconi, e se si candida a essere il simbolo della sapienza ingegneristica italiana.

Il WWF continua la sua guerra contro il progresso e prova a bloccare tutti giù dal Ponte. Pochi mesi dopo aver invocato la protezione delle cicogne e difeso i diritti deli altri pennuti migratori, gli ambientalisti del panda prendono così carta e penna per inviare ai deputati un accorato appello.

Fermate il lavori, chiede il WWF ai parlamentari che si stanno invece apprestando a convertire il cosiddetto "Decreto legge Infrastrutture", quello che contempla appunto anche il Ponte di Messina.

Qual è la ragione di tanto allarme? Secondo il WWF, evidentemente a nostra insaputa grande esperto di queste maxi-infrastrutture realizzate in tutto il mondo dai big delle costruzioni, non sono stati portati a termine alcuni test critici essenziali prima del progetto esecutivo. In sostanza il tentativo, nemmeno celato, è quello di rimandare tutto sine die.

Mentre le auto delle famiglie e i mezzi pesanti degli auto traportatori continuerebbero così a mettersi in colonna in attesa del traghetto, i tecnici dovrebbero continuare a scervellarsi sul rischio sismico e idrogeologico. Senza dimenticare di tenere in debita considerazione gli eventi di paleotsunami nonchè gli tsunami storici.

Al "partito del no" che raccoglie numerosi iscrizioni tra gli ambientalisti, replica la Società Stretto di Messina: "Il ponte è realizzabile da oltre vent'anni. La fattibilità tecnica del progetto non è mai stata messa in discussione ed è comprovata da anni di ricerche e prove con il coinvolgimento di primari istituti scientifici e dei massimi esperti che hanno realizzato i maggiori ponti sospesi in tutto il mondo".

In ogni caso, una volta risposto alle domande poste dal ministero, seguirà il progetto definitivo aggiornato, che dovrà passare al vaglio dei Cipess. Si tratta del Comitato interministeriale per la programmazione economica, che è presieduto dallo stesso premier Giorgia Meloni.

Ad occuparsi della progettazione esecutiva, a meno di sorprese, sarà il consorzio guidato da Webuild che è il principale general contractor italiano e uno dei maggiori al mondo. E' stata per esempio Webuild a costruire a tempo di record il nuovo ponte di Genova su cui sono già transitati 50 milioni veicoli dopo la tragedia del Morandi.

Non solo, il progetto definitivo del Ponte sullo Stretto sarà corredato da oltre 300 elaborati geologici, frutto di nuova e più ampia documentazione a varie scale grafiche, realizzata con l'ausilio di circa 400 indagini puntuali, tra sondaggi geologici, geotecnici e sismici.

Leggi anche:

Tutte le faglie presenti nell'area sono note, censite e monitorate, comprese quelle del versante calabrese, prosegue la Società Stretto di Messina precisando che ogni punti contatti è stato progettato in base a queste variabili. Così come sono stati analizzati i rischi sismici e financo quello di tsnunami e vulcanici.

Insomma, il cantiere del Ponte sarà il linea con le best practice internazionali e l'obiettivo resta quello di ottimizzare la costruzione di un'opera strategica per la logistica nel Mediterraneo.

A questo punto la scelta da compiere è netta: o il governo procede rapidamente alla realizzazione della infrastruttura, visto che in ogni parte del mondo ci sono ponti sospesi in zone molto più sismiche del lembo di mare tra Calabria e Sicilia. Basta andare in Turchia, Grecia, Giappone e California. Altrimenti mettiamo per sempre una pietra sopra al progetto.

Nel primo caso, oltre ai vantaggi per il traffico, il Sud avrà un'opera che ne farà respirare il progresso e regalerà forse un senso di ebrezza a chi lo percorrerà. Un'opera insomma positivista, che esalta la tecnologia e l'ardire umano, come l'aeroporto di Doha ritratto da Nicola Porro nella quarta tappa di "Ti Porro via con me".

All'opposto continueremo a imbarcarci sui traghetti. in attesa che certi talebani della transizione ci chiedano di abbandonare anche le auto e di spostarci a dorso di somaro. Basta esserne consapevoli, e scegliere.


Tra i primi articoli che ho scritto per questo Substack c'è stato questo:

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Si tratta, come si intuisce dal titolo, di una rassegna stampa su come i media hanno accolto l'entrata in vigore del Digital Service Act.

In questo, come in vari altri articoli, ho continuamente rilevato che i media mainstream hanno scritto del Digital Service Act non solo in modo positivo, ma in modo totalmente acritico, re impaginando sostanzialmente quanto fornito dagli uffici stampa dei suoi promotori, le dichiarazioni di Breton, e i materiali informativi che si possono trovare navigando sul sito della commissione europea.

Con rarissime eccezioni delle varie critiche, preoccupazioni, obiezioni mosse al DSA dall'informazione indipendente e alternativa, non c'era traccia sull'informazione mainstream, nemmeno per rifiutarle.

In poche parole il DSA è stato trattato dall'informazione mainstream senza il minimo senso critico, gli scopi dichiarati dai suoi promotori sono stati automaticamente presi come i suoi scopi reali e non solo, si è dato per certo che fosse anche perfettamente adeguato a raggiungerli. Che ci potessero essere altri scopi differenti da quelli propagandati, o che il DSA potesse non essere adeguato rispetto a questi obiettivi non è stato contemplato.

Se Breton, ad esempio, dice che è fatto per assicurare la trasparenza dei processi di moderazione a tutela degli utenti e della libertà di espressione, allora è realmente fatto per questo e realmente lo ottiene.

L'esempio sopra non è casuale, tra le osservazioni positive più comuni sul DSA, c'è stata proprio quella che tutelasse gli utenti dei social da decisioni di moderazione arbitrarie, incomprensibili e inappellabili, assicurando la trasparenza dei processi di moderazione e modalità di appello comprensibili e facilmente percorribili.

A titolo di esempio per l'Agi:

Nel caso di un intervento di moderazione sui contenuti, l'autore riceverà informazioni dettagliate al riguardo e su come eventualmente presentare ricorso. La piattaforma deve mettere in atto un sistema di ricorso e l'authority nazionale di regolamentazione (in Italia sarà l'Agcom), se necessario, deciderà in ultima istanza: se il ricorso viene accolto, la piattaforma dovrà ripristinare il contenuto e pagare i costi.

E per Euronews:

Anche agli utenti viene garantita una maggiore trasparenza rispetto ai criteri scelti dalle compagnie per la moderazione online, con le aziende che dovranno dotarsi di un sistema per spiegare perché un certo contenuto è stato rimosso.

Peccato che oggi io abbia avuto modo di saggiare con mano questa trasparenza e queste tutele.

Ho condiviso un post su facebook e facebook lo ha rimosso.

La ragione della rimozione era spiegata con una generica frase sul fatto che il post sarebbe stato identificato come spam e avrebbe per questo violato le regole della piattaforma.

Ma il post condiviso non era altro che un puntuale aggiornamento sulla causa Missouri vs Biden in corso, la sua evoluzione più recente e gli scenari futuri. Con tutta la buona volontà e qualsiasi cosa uno pensi di quella causa, non riesco a trovare una sola ragione ipotizzabile per considerarlo spam.

https%3A%2F%2Fbucketeer-e05bbc84-baa3-437e-9518-adb32be77984Human Flourishing

Missouri v. Biden/Kennedy v. Biden Update

As I explained in previous posts, back in 2023 the District Court combined (enjoined) our Missouri v. Biden case against government censorship with a similar case, Kennedy v. Biden, filed in the same court by plaintiffs Robert F. Kennedy Jr, Children's Health Defense (Kennedy's nonprofit advocacy group), and Connie Sampognaro. This means Kennedy and his…

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a day ago · 131 likes · 5 comments · Aaron Kheriaty, MD

Mi sono quindi trovato davanti a una decisione completamente non sense prima facie e a una spiegazione apparentemente assurda, espressa in modo del tutto generico e priva di qualsiasi dettaglio o riferimento concreto al post e a cosa in esso venisse precisamente contestato.

Era sì presente una procedura di contestazione con cui chiedere una revisione della decisione, ma come si fa a chiedere la revisione di una decisione di cui non viene data alcuna spiegazione? Risulta gioco forza impossibile contestare la decisione nel merito, se la decisione non viene spiegata nel merito.

Seguendo la procedura di contestazione, vengono presentate una serie di motivazioni tra cui l'utente può scegliere, ma sono macro motivazioni generiche, imprecise e poco comprensibili. Nel mio caso nessuna era realmente pertinente ed esprimeva davvero il motivo della mia contestazione.

In pratica a una decisione incomprensibile si risponde con una richiesta di revisione immotivata, sperando che in modo altrettanto insensato la decisione di moderazione venga annullata e il post ripristinato.

Non vi è alcuna trasparenza, né una qualsiasi maggiore tutela per l'utente, se lo scopo del DSA fosse stato questo avrebbe fallito platealmente. Se i politici e i media che lo hanno sostenuto fossero stati onestamente convinti che lo scopo era questo ad oggi avrebbero ormai denunciato il fallimento totale del DSA e di Thierry Breton.

Non era la prima volta che un mio post veniva fatto oggetto di un intervento di moderazione e basandomi sulla mia esperienza personale posso dire che prima del DSA le decisioni erano altrettanto a c. di cane, ma le procedure erano leggermente meno macchinose e incomprensibili. Il DSA non le ha rese più semplici o più comprensibili, ma se mai ha aggiunto una serie di ulteriori passaggi inutili e incomprensibili che le hanno rese più macchinose e fastidiose.

Insomma, se qualcuno aveva dei dubbi, a posteriori passiamo dire che i politici e i media che hanno sostenuto questo provvedimento decantando quanto avrebbe reso tutto più trasparente e come avrebbe tutelato gli utenti da decisioni arbitrarie e inappellabili, ci hanno preso per i fondelli.

Così come è mera propaganda senza alcuna attinenza alla realtà, pura disinformazione insomma, quanto si trova scritto sul sito dell'Unione Europea.

Migliore protezione dei consumatori

Oggi i diritti fondamentali dei cittadini europei non sono adeguatamente tutelati online. Le piattaforme possono, ad esempio, decidere di cancellare i contenuti degli utenti senza informare l'utente o prevedere la possibilità di ricorso. Ciò ha forti implicazioni per la libertà di espressione degli utenti.

[…]

Cosa cambia con la nuova normativa sui servizi digitali

Gli utenti sono informati in caso di rimozione di contenuti da parte delle piattaforme e la possono contestare

Gli utenti avranno accesso ai meccanismi di risoluzione delle controversie del proprio paese

Condizioni generali trasparenti per le piattaforme

Il DSA, l'Europa, Breton e i sostenitori di questo provvedimento, compresi quelli italiani, hanno messo in campo soltanto retorica, slogan, belle dichiarazioni e belle parole, sulla trasparenza, i diritti, la libertà di espressione, il diritto all'informazione e chi più ne ha più ne metta. Ma il provvedimento che hanno partorito non ha assicurato nulla del genere.

Nelle loro parole il DSA ha - purtroppo - messo fine al far west digitale, ma come io e tanti altri abbiamo illustrato in vari modi, al suo posto ha introdotto il controllo dirigista, illiberale, antidemocratico e fascistoide della rete.

Chiamalo un passo avanti..

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L'Argentina ha incluso Hamas nella lista delle organizzazioni terroristiche e ha ordinato il congelamento dei beni finanziari di Hamas. Una mossa in gran parte simbolica con cui il presidente Javier Milei cerca di allinearsi fortemente con gli Stati Uniti e Israele. Nell'annunciare la decisione, l'ufficio di Milei ha citato l'attacco transfrontaliero di Hamas contro Israele dello scorso 7 ottobre, quando i terroristi hanno ucciso circa 1.200 persone - per lo più civili - e ne hanno prese in ostaggio 251 nell'attacco più letale dei 76 anni di storia di Israele, scatenando la guerra in corso a Gaza. La dichiarazione menziona anche gli stretti legami di Hamas con l'Iran, che l'Argentina incolpa di due attacchi terroristici mortali contro siti ebraici nel Paese. Gli Stati Uniti, l'Unione Europea e molti altri Paesi hanno da tempo posto la designazione di terrorista su Hamas, che controlla de facto della Striscia di Gaza. I precedenti governi peronisti di sinistra in Argentina, che ospita la più grande comunità ebraica dell'America Latina, hanno sempre mantenuto legami amichevoli con Israele, ma hanno anche espresso il loro sostegno allo stato palestinese. 452667027_542735344743490_6254915890449190162_n


Emmanuel Macron lo stratega, il grande statista, l'inarrivabile genio. Per fortuna la destra fascista è stata fermata alle legislative, l'accozzaglia ha funzionato, anche se il Paese si ritrova nel caos e senza un governo. Quale migliore realtà per ospitare i Giochi olimpici? Ovviamente è una boutade, ma nessuno avrebbe immaginato una situazione simile all'indomani della cerimonia d'apertura. Con la kermesse alle sue battute iniziali, possiamo affermare senza troppi giri di parole che si tratta della più grande figuraccia di sempre di monsieur Macron. Con buona pace di manutengoli e arrivisti di professione, pronti a stilare agiografie e simili.

La giornata di ieri s'è aperta con l'attacco massiccio che ha paralizzato la rete ferroviaria francese Sncf. Nonostante gli allarmi e i moniti delle intelligence di tutto il mondo, la sicurezza transalpina s'è fatta trovare impreparata a poche ore dalla cerimonia di apertura. "Diversi atti dolosi concomitanti" hanno colpito tre linee su quattro del TGV Atlantico, Nord e Est, un sabotaggio su vasta scala che ha avuto un impatto drammatico sugli spostamenti di 250 mila viaggiatori soltanto nella giornata di venerdì e di altri 800 mila per l'intero fine settimana. "Sono stati appiccati incendi deliberati per danneggiare gli impianti delle linee ad alta velocità", ha spiegato il gruppo ferroviario in un comunicato stampa. Una brutta figura, bruttissima. Ma non l'unica.

Il flop di queste Olimpiadi non risale solo nell'incredibile ribasso di prenotazioni - 15 per cento rispetto al 2023, dunque niente traino dei Giochi - ma nella gestione complessiva dell'evento. E non parliamo dei costi elevati, ma del caos trasporti. Il blocco dell'alta velocità non è l'unica criticità registrata: anche ieri sono stati registrati problemi sul versante aereo. L'aeroporto di Basilea-Mulhouse è stato evacuato per un allarme bomba e si temono altri episodi nei prossimi giorni. Ma il disastro di Macron lo riscontriamo anche all'interno del Villaggio Olimpico, dove centinaia di atleti hanno denunciato la scarsa qualità o addirittura la mancata distribuzione del cibo, ma soprattutto dove i letti sono di cartone e i materassi di plastica riciclata in nome dell'ossessione green. Robe da pazzi.

Leggi anche:

La ciliegina sulla torta del fallimento di Macron con le Olimpiadi al momento è rappresentata dalla cerimonia di inaugurazione, uno degli appuntamenti più attesi della kermesse. Ebbene, Parigi 2024 è riuscita a superare in termini di ideologia talebana anche l'edizione di Pechino. Il trionfo della religione woke, lo zenit della propaganda Lgbt, il nadir del buonsenso. Dal bacio "inclusivo" all'Ultima cena di Gesù rivisitata con trans e modelle oversize, fino alle esibizioni di ballerini barbuti vestiti da donna. Uno spettacolo desolante, distante anni luce dai valori sportivi ma mirato a soddisfare questa o quella minoranza. Critiche a pioggia sul web e una certezza: se lo spettacolo fosse stato trasmesso prima delle elezioni legislative, ora il primo ministro transalpino sarebbe Bardella.

RIP Olympics. pic.twitter.com/xIf6znakJg

- Libs of TikTok (@libsoftiktok) July 26, 2024

Franco Lodige, 27 luglio 2024

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di DOUG CASEY Il caos imminente sarà molto simile a una guerra civile, definita come un conflitto in cui due parti opposte tentano di ottenere il controllo dello stesso governo. Utilizzando questa definizione, il conflitto del 1861-1865 non fu una guerra civile. Fu semplicemente un movimento di secessione. Penso che Ray Dalio, il multimiliardario fondatore […]

The post Caos imminente e Nuovo Ordine Mondiale appeared first on Miglioverde.


The mainstream media has been working overtime ever since Sleepy Joe Biden dropped out of the Presidential race and endorsed Kamala Harris as the new Democrat nominee.But they aren't working to highlight Kamala Harris's disastrous handling of the southern border. Instead, they are doing everything in their power to cover it up.Axios was thrust to the forefront of this media cover-up when they stated on their X account that Kamala Harris was "never" named as "border czar."

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However, in 2021, Axios themselves stated that Kamala Harris was in fact named "border czar."

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Axios is not alone in this campaign to rewrite history. Time Magazine, CNN, MSNBC, Forbes, and many others also joined in on the lie that Kamala Harris was never put in charge of the US southern border.Despite their attempts, they can't escape the reality that Joe Biden himself was seen on video delegating authority over the southern border to Kamala Harris.

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As November approaches, it's crucial to continue exposing the deceptive media narrative. This week, I published the faces of dozens of innocent Americans who tragically lost their life at the hands of illegal aliens.

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Kamala Harris, the border czar, is responsible for failing to secure our border and prevent dangerous illegals from terrorizing our country.No matter how hard the media tries to hide Kamala's utter failure, I will not stop telling the truth. With your support, I will do the job that the mainstream media refuses to do. Kamala must be held accountable for her inaction.I hope you all have a wonderful weekend! See you next week!-Chaya


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The American Constitution is far from perfect, but one good feature is that it lacks a provision found in some European constitutions. This provision allows the president to suspend the Constitution if there is a national emergency.

As the theologian David Bentley Hart observes,

"I am not a devout admirer of the United States constitution, but I do find many of its essential principles admirable - chief among them, the refusal to acknowledge the legitimacy of a 'state of exception.' Ideally, a president merely presides: he or she supervises the executive function of a parliamentary legal order, but is in no sense elevated above that order. In actual practice, of course, this too has as often as not proved something of a fiction - even Lincoln suspended habeas corpus, and how many undeclared wars and extra-judicial killings have presidents 'presided over' without congressional warrant? - but as recently as the early 1970s the principle was still a sufficiently powerful legal and cultural supposition as to force a president from office."

According to the "state of exception" principle, times of emergency make it impossible to keep in place the guarantees that the Constitution provides for individual liberty. The purpose of the principle is not to bring the Constitution to an end but rather to preserve it by coping with the emergency. After the emergency ends, the president is supposed to restore the Constitution.

The constitution of the German Weimar Republic is a classic example of the principle. According to Article 48, the president is empowered to block the implementation of civil liberties in case of emergency.

"If any state does not fulfill the duties imposed upon it by the Constitution or the laws of the Reich, the Reich President may enforce such duties with the aid of the armed forces. In the event that the public order and security are seriously disturbed or endangered, the Reich President may take the measures necessary for their restoration, intervening, if necessary, with the aid of the armed forces. For this purpose he may temporarily abrogate, wholly or in part, the fundamental principles laid down in Articles 114, 115, 117, 118, 123, 124, and 153."

In American history, Abraham Lincoln acted as if a similar provision was part of our Constitution, even though it isn't. He claimed that he could suspend the writ of habeas corpus, even though the Constitution gave this power to Congress, not him, because doing so was necessary to preserve the Constitution in the long run. In a message to Congress on July 4, 1861, he said,

"Soon after the first call for militia it was considered a duty to authorize the Commanding General in proper cases, according to his discretion, to suspend the privilege of the writ of habeas corpus, or, in other words, to arrest and detain without resort to the ordinary processes and forms of law such individuals as he might deem dangerous to the public safety. This authority has purposely been exercised but very sparingly.

"Are all the laws but one to go unexecuted, and the Government itself go to pieces lest that one be violated? Even in such a case, would not the official oath be broken if the Government should be overthrown when it was believed that disregarding the single law would tend to preserve it?"

Despite his claim that he had used the power to suspend the writ "very sparingly," Lincoln in fact acted against liberty with great frequency:

"Lincoln claimed extraordinary powers in order to control the chaos of dissent during the Civil War. He suspended the writ of habeas corpus - the provision in the Constitution that protects citizens against arbitrary arrests. By 1863, thousands of civilians had been detained, mostly suspected draft dodgers and deserters and Confederate sympathizers in the Border States and the South."

It should come as no surprise that neocons and Straussians like what Lincoln did to the Constitution. The neocon historian Allen Guelzo has argued that the Constitution in fact authorizes the president, not Congress, to suspend the writ, and that Lincoln would have been justified in establishing a complete military dictatorship during the War Between the States, continuing though Reconstruction. The leading Straussian Harvey Mansfield also claims in his book "Taming the Prince" that the president, using John Locke's "prerogative power," may suspend the writ. The fact that the "prerogative power" isn't mentioned in the Constitution apparently isn't relevant.

The "emergency powers" doctrine isn't new but goes back to the history of the Roman Republic. As Hart notes, the doctrine led to the Republic's destruction:

"Rome became an empire because the republican order that had succeeded the monarchy of old was supposedly imperiled, and the senate deemed it necessary to appoint an Imperator who would be licensed to rescue the lex Romana by exceeding its prescriptions and restraints with impunity. The fiction that such a man was merely an executive officer of the senate itself, which was supposedly merely an assembly of delegated representatives of the citizens of Rome, was sustained for centuries by such meaningless ceremonial gestures as the Emperor wearing a chaplet of laurels rather than a king's crown, but of course in reality a tyranny had been established and the republic effectively abolished at the moment an Augustus entered the city accompanied by the Praetorian Guard."

We should steer clear of this doctrine; it is exceedingly dangerous. You might, though, raise an objection: No matter how dangerous it is, doesn't there need to be a procedure to cope with emergencies? The objection is not to the point. Even if there is a need for such a procedure, which I very much doubt, why does it have to be in the hands of one person?

Note: The views expressed on Mises.org are not necessarily those of the Mises Institute.



The broadly weak trend of US macro data was jolted yesterday by a hotter than expected GDP print - which prompted a hawkish shift in rate-cut expectations. This morning, the doves get another chance for some 'bad news' (disinflation) to support their 'we must cut' narrative (that Dudley et al. have exposed).

The Fed's favorite inflation indicator - Core PCE - instead came in slightly hotter than expected, rising 2.6% YoY (vs +2.5% YoY exp). The headline PCE dipped to +2.5%...

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Source: Bloomberg

Under the hood, durable goods deflation continues to drag Core PCE lower while Services costs continue to rise...

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Source: Bloomberg

Even more notably, the so-called SuperCore PCE rose 0.2% MoM, which saw YoY rise to 3.43%... which is awkwardly stagnant at elevated levels...

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Source: Bloomberg

That is the 50th straight monthly rise in SuperCore prices with Healthcare costs soaring...

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Source: Bloomberg

On A MoM basis, income growth was weaker than expected (+0.2% vs +0.4% exp), while spending was +0.3% as expected...

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Source: Bloomberg

On a YoY basis, spending continues to outpace incomes...

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Source: Bloomberg

Which dragged the savings rate down further...

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Source: Bloomberg

All of which takes place against a background of the seventh straight month of rising government handouts (well it is an election year after all)... (which means the savings rate would have puked even more without it)

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Source: Bloomberg

Not enough there for the doves...

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Arriva un'altra offerta esclusiva di Bybit per i lettori di Criptovaluta.it: arriva il prelounch attesissimo del token Layer3 L3 - bonus di 10$ in prelisting !!!

Nuova promo ESCLUSIVA per i lettori di Criptovaluta. Da oggi 26 luglio fino alle 19:00 ora italiana del 29 luglio ci saranno 10$ in token $L3 Layer 3 gratuiti per tutti i nuovi clienti che apriranno un conto su Bybit da QUI iscritti e che effettueranno un versamento minimo di 100$ o di equivalente importo in qualsiasi crypto.

Effettuando questa semplice operazione potrai portarti dunque a casa 10$ di un token in fase di lancio - e che potrebbe riservare anche delle sorprese in termini di prezzo in futuro - per una promozione che ancora una volta abbiamo strappato in ESCLUSIVA per i lettori di Criptovaluta.it.

Affrettati ad iscriverti da qui per non perdere diritto al bonus che è, lo ripetiamo, semplicissimo: iscriviti, versa 100$ come preferisci e ottieni l'accredito di 10$ in token L3.

Nuova promo attiva fino al 29 luglio

La promozione durerà poco più di 72 ore. Puoi già iscriverti oggi per partecipare e avrai tempo fino al prossimo 29 luglio, alle 19:00, per vederti riconoscere il premio. La procedura da seguire è semplicissima:

Segui le procedure a schermo per registrarti. Ti basterà un indirizzo e-mail, una password da scegliere per l'ingresso, convalidare il tuo indirizzo e-mail e completare le procedure di verifica dell'identità. Nel giro di pochi minuti sarai pronto a operare con Bybit.

  • Ottenere i 10$

Per partecipare alla distribuzione dei 10$ gratuiti ti basterà versare, una volta aperto il conto, soltanto 100$ in fiat (e dunque via bonifico o carta), oppure tramite criptovalute. Una volta completato il trasferimento non dovrei fare più nulla. Al termine del periodo valido per la promozione, ti saranno accreditati 10$ in token $L3.

  • Quando verranno accreditati?

Al massimo al termine della promozione, che scade il prossimo 29 luglio, alle ore 19:00 sul fuso italiano. Questa è anche la scadenza entro la quale dovrai iscriverti per partecipare a questa promozione.

  • Posso partecipare anche se non sono passato su Criptovaluta.it?

No, per partecipare a questa promozione dovrai iscriverti necessariamente seguendo questo link. La promozione è stata riservata ai lettori di Criptovaluta.it e non è valida per chi non passa dal nostro canale. È un riconoscimento che abbiamo ottenuto per i nostri lettori che ci premiano ogni giorno scegliendoci come PRIMA fonte informativa in Italia per il mondo crypto e Bitcoin.

Vi ricordiamo che l'exchange Bybit mette a disposizione una serie di vantaggi e bonus aggiuntivi, riservati unicamente ai nostri lettori, puoi approfondire qui: Bybit Bonus

Il token Layer3 $L3

Layer 3 $L3 è il token di utility di uno dei progetti più interessanti del momento, che si propone da fare da inter-layer per permettere la comunicazione tra diversi ecosistemi in blockchain. La supply totale di token è fissata a 3.333.333.333 e il token sarà lanciato proprio in questi giorni da tutti i principali exchange crypto.

È dunque una buona occasione, quella offerta da Bybit, per partecipare al lancio di un token che sembrerebbe interessare molto i mercati. Inoltre Bybit offrirà molte attività complementari che ci permetteranno, tramite Launchpool di ottenere ancora più token L3, che saranno messi a disposizione di chi parteciperà alle suddette attività.


Zuppa di Porro 26 luglio 2024


PENSIONI USA BTC

Il fondo pensione di Jersey City pronto a investire il 2% in Bitcoin tramite ETF.

Gianluca Grossi 26/07/24 10:41 News

Arriva un altro fondo pensione USA pronto a investire in Bitcoin. A confermarlo è Steven Fulop, che ha confermato che il fondo pensione della città di cui è sindaco, Jersey City, starebbe completando la due diligence e quanto è necessario inviare a SEC per iniziare ad allocare in ETF Bitcoin.

La percentuale sarà ridotta - intorno al 2% come già fatto da un altro fondo pensione USA - ma è comunque un segnale di cosa sta accadendo in questo comparto e del perché l'arrivo degli ETF sta cambiando molto di più di quanto si può leggere dai numeri, in particolare in termini di sentiment, appetibilità e accettabilità di un asset che fino a poco fa era per pochi intimi.

Abbiamo dato questa notizia in anteprima sul nostro Canale Telegram: seguici anche lì per rimanere sempre al passo con le notizie più rilevanti per il mondo crypto e Bitcoin.

Parla il sindaco di Jersey City: pronti a investire in ETF Bitcoin con il fondo pensione cittadino

Un tweet su X che è un lungo messaggio d'amore per Bitcoin e che però condivide anche qualcosa di più importante delle solite… simpatie personali.

Data mappa pensioni USA BTCPer Bitcoin ci sono ancora vaste praterie, soprattutto negli USA

A parlare è Steven Fulop, del Partito Democratico (e anche questa sarebbe una notizia), che è sindaco di Jersey City, città da quasi 300.000 abitanti che secondo quanto affermato dal sindaco stesso starebbe preparandosi per iniziare a investire nell'ETF su Bitcoin tramite il suo fondo pensione cittadino.

Non è ciò di cui mi occupo abitualmente nei post, ma lo condividerò comunque. […] Il fondo pensione di Jersey City sta aggiornando la documentazione per allocare una percentuale del fondo negli ETF Bitcoin, in modo simile a quanto fatto dal fondo pensione del Wisconsin (2%). Il processo sarà completato entro la fine dell'estate e sono sicuro che diventerà una cosa molto più comune. Credo nelle criptovalute (con alti e bassi) da sempre, ma più in generale credo che la blockchain sia la più importante innovazione tecnologica dai tempi di internet.

Steven Fulop, sindaco di Jersey City

Non si tratta certamente di un fondo comparabile per dimensioni a quello del Wisconsin, ma è comunque un segnale piuttosto importante di quanto sta accadendo nel mondo degli investimenti anche di carattere pubblico.

Qualcosa che probabilmente non sarebbe mai stato possibile senza l'arrivo degli ETF lanciati da BlackRock, Fidelity e altri grandi gruppi del mondo della finanza tradizionale.

È stato il fondo del Wisconsin ad aprire la strada

Il fondo pensione dello Stato del Wisconsin ha già accumulato, secondo l'ultima documentazione utile, che risale a maggio, 160 milioni di dollari in ETF Bitcoin di BlackRock e in quello Grayscale.

Secondo l'opinione di Steven Fulop, saranno presto altri ad accodarsi. Vedremo che tipo di risultati questo 2024 riserverà per dei movimenti che forse in pochi sarebbero stati in grado di immaginare soltanto qualche tempo fa.


Ricordate il rapporto di Reporters Sans Frontières sulla libertà di stampa, con l'Italia al 46esimo posto dopo aver perso cinque posizioni? Un fatto inaccettabile secondo i soliti soloni, che hanno colto l'occasione per denigrare e gettare fango sul governo, a prescindere dalle motivazioni di certe - tutt'altro che indipendenti - analisi. Oppure, più recentemente, l'incredibile monito di Sergio Mattarella in occasione della cerimonia di consegna del "Ventaglio" da parte dell'Associazione stampa parlamentare, ricordando che "ogni atto rivolto contro la libera informazione, ogni sua riduzione a fake news, è un atto eversivo rivolto contro la Repubblica". Anche in questo caso, goduria dei compagni per il presunto affondo contro la destra, tra "Telemeloni" e altre stupidaggini simili. Ma poi la realtà ci racconta altro, basta andare in Francia per fare i conti con lo zenit della censura di regime.

In Francia, nel Paese di Emmanuel Macron, l'idolo dell'europeismo par excellence, non verrà rinnovata la frequenza sulla TV terrestre - ossia la più seguita - al canale televisivo C8 del gruppo Canal+. Questa la decisione presa dall'Arcom, l'autorità di regolamentazione delle comunicazioni audiovisive e digitali francesi. Al centro delle polemiche soprattutto il programma condotto dallo showman di destra Cyril Hanouna, considerato in linea con il Rn di Le Pen e Bardella. Risultato? Il canale della galassia Bollorè non viene considerato in linea con i parametri della concessione. Discorso diverso per gli altri canali attenzionati, basti pensare a CNews, sfuggito alla "sanzione suprema".

"Piuttosto che concentrarci sulla mancanza di pluralismo nel servizio pubblico, pagato con le tasse francesi, in Francia preferiamo mettere la museruola ai canali privati", uno degli attacchi più interessanti, arrivato dal sindaco di Cannes David Lisnard. Un vero e proprio scandalo democratico, che certifica il tentativo - riuscito - del potere e quindi di Macron di distruggere il pluralismo. Un messaggio pericoloso, molto diverso da quella pagliacciata di "Telemeloni" e dagli altri fenomeni creati in maniera strumentale dalla sinistra: di questo passo nessuno impedirà a Macron di trasmettere lo stesso messaggio da tutti i canali tv e radio, trasformando i media in un megafono della sinistra.

Leggi anche:

A testimonianza dell'impronta politica di questa decisione, le ultime due sanzioni comminate dal potere in Francia: nel dicembre 2023 multa da 80 mila euro poiché una giornalista ha detto in onda ce "l'immigrazione uccide", mentre a gennaio un ospite di un programma ha affermato che il contributo umano al cambiamento climatico è una baggianata. Ora le trasmissioni sulla tv terrestre sono finite, un duro colpo per le decine di dipendenti che da quasi vent'anni lavorano per il successo di C8, più di 9 milioni di telespettatori al giorno. Ma difficilmente Macron o chi per lui potrà cantare vittoria: grazie alla rete C8 sarà sempre al fianco dei suoi seguaci e proseguirà le sue battaglie, ree di non rispettare la narrazione dei compagnucci. Un messaggio per chi stila improbabili classifiche sulla libertà di stampa ma anche per il Quirinale.

Franco Lodige, 26 luglio 2024

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Prima del suo mandato il territorio, che aveva perso le aziende di Stato era in disarmo. Ma i lunghi arresti lo hanno piegato.

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In a mere 11 minutes on Wednesday night, President Biden settled any doubts about whether he was fit for another four years of the presidency. Uncle Joe wrestled with the teleprompter like a slacker high school boy blindsided by trigonometry questions on the math SAT test. By the end of the Bidens brief spiel, most judges declared that the teleprompter had won by technical knockout.

A few weeks ago, Biden declared that it would take "the Lord Almighty" to get him to end his re-election campaign. Did the Lord make an unannounced visit to Biden's Delaware vacation home?

When Biden threw in the towel on Wednesday night, everything was sacred - including the Oval Office ("this sacred space"), "the sacred cause of this country," "the "sacred task of perfecting our Union," and the "sacred idea" of America. Biden announced that "I revere this office" - a hint that viewers should revere him, too. Biden has worshiped political power his entire life - and so it was no surprise that religiosity suffused his valedictory address.

Biden asked: "Does character in public life still matter?" That signals that the coverups of his abuses and potential kickbacks will continue at least until January. No wonder Hunter Biden had a big smile as he sat just outside of the video sweep in the Oval Office. But will Biden finally permit his Attorney General Merrick Garland to release the audiotape of Biden's bumbling interview with Special Counsel Robert Hur? Or is official Washington obliged to continue pretending that Biden has not been mentally AWOL for years?

Biden declared Wednesday night: "Nothing can come in the way of saving our democracy." This was bad news for voters. So Democratic Party bosses had no choice but to nullify 15 million primary ballots cast for Biden and jam a replacement candidate down the nation's throat. For years, the Democratic Party has equated Trump with saving democracy, justifying any tactic - fair or foul - to thwart Trump. Sending in the FBI to raid and potentially shoot people at Trump's Florida home? Check. Ginning up bogus criminal charges to get Trump locked way from voters? Check. Using the FBI and other federal agencies to target anyone who is too enthusiastic on MAGA? Check.

There is no freedom or constitutional right that Team Biden would not destroy in the name of saving democracy. But barely a hundred days from the election, Biden got "Julius-Caesared" - knifed in the back - by his own party.

Biden exited as he entered, with a deluge of deceit. Biden reminded viewers of his "promise to always level with you, to tell you the truth." Is Biden's biggest lie his boast about always being honest with the American people? His falsehoods have been perpetually burnished with a sham idealism.

For at least 15 years, Biden has relied on a two-step routine - ruthlessly vilifying his opponents and then appealing to "our better angels," a phrase recycled from Lincoln's first inaugural address. Biden seeks to lull listeners into assuming that he is personally one of those "better angels" as he flails anyone in the way of his latest power grab or Democratic Party victories. From portraying any Republican who wanted to cut domestic spending as a "terrorist" in 2011, to claiming that Mitt Romney wanted to put black people back "in chains" in the 2012 presidential campaign, to endlessly misrepresenting the 2017 violence at a Charlottesville protest, Biden out-Nixoned Nixon while his media allies perpetually burnished his "nice guy" image.

Par for the course, it is difficult to tell when Biden is venal or when he is merely clueless. Biden boasted again about appointing the first black female Supreme Court Justice. But why should be proud of a lifetime judicial appointment for a lady who openly fretted in a court hearing about the First Amendment "hamstringing" federal censorship schemes? The media has sainted Biden on civil rights despite his championing crime legislation in the Senate that vastly increased the number of black and Hispanic citizens sent to prison. In a 2019 piece headlined "Joe Biden and the Era of Mass Incarceration," the New York Times hyped Biden's favorite fix: "Lock the S.O.B.s up!"

Implicitly wagging a finger at Donald Trump, Biden declared that "presidents are not kings." But how do we reconcile that with his endless boasting about how he scorns the Supreme Court ruling nullifying his illegal decrees abolishing federal student loan debt? Perhaps the media, grateful to Biden for abandoning his campaign, will resume pretending that he is the reincarnation of George Washington, a faultless president and the ultimate role model…

Biden promised that in his final months in office, "I'll keep defending our personal freedoms and our civil rights." This was shortly after he announced that he was supporting "Supreme Court reform" - i.e., adding new justices so that the court will no longer even attempt to curtail presidential demolitions of the Constitution. Maybe Biden and other Democrats can find enough judges to formally proclaim that presidents are sacred entities who deserve nothing but worship?

Note: The views expressed on Mises.org are not necessarily those of the Mises Institute.


Ogni volta che lo Stato impone limiti e regolamentazioni, chi ne paga il prezzo sono sempre le categorie più vulnerabili. Prendiamo ad esempio il recente decreto salva casa: sicuramente un passo avanti, ma non abbastanza per garantire la libertà individuale di scelta abitativa. Se una persona, per una situazione di forti problematiche economiche, è disposto ad accettare di vivere in una casa grande come una cuccia di un cane, dovrebbe essere libero di farlo. E dovrebbe perché, purtroppo, vuol dire che quella soluzione in quel momento è la sua unica alternativa rispetto alla costrizione di vivere per strada! Questa situazione riflette un problema più ampio e ricorrente: l'intervento statale, seppur spesso mosso da buone intenzioni, finisce per creare più danni che benefici, soprattutto alle fasce più deboli della popolazione. Lo stesso principio si applica al salario minimo: una misura che dovrebbe proteggere i lavoratori, ma che spesso porta a maggiore disoccupazione e precarietà. Quando lo Stato fissa un minimo salariale, le imprese con meno risorse non possono sostenere i costi e sono costrette a ridurre il personale o chiudere. Così, chi perde il lavoro è proprio colui che avrebbe dovuto essere protetto. L'eccessiva regolamentazione del mercato immobiliare, con normative rigide sugli spazi minimi abitabili, comporta una riduzione dell'offerta di alloggi a prezzi accessibili. Le case che non rispettano i nuovi standard diventano illegali, riducendo ulteriormente le opzioni per chi ha meno risorse. Le persone in difficoltà economica si trovano così a dover scegliere tra soluzioni inadeguate o vivere per strada. L'unica cosa utile che può fare lo Stato è quella di ridurre il proprio peso nella vita dei cittadini, lasciare maggiore libertà economica, creando così le condizioni che far sì che nessuno debba essere costretto a vivere in abitazioni microscopiche. Concludiamo citando il Prof. Art Carden "Molte politiche ispirate dall'intento di aiutare i poveri o gli svantaggiati finiscono per peggiorarne le condizioni. L'equo canone crea la penuria di case. I salari minimi accrescono la disoccupazione. Per quanto buone siano le intenzioni che le ispirano, le politiche pubbliche che interferiscono con i processi di mercato tendono ad avere conseguenze indesiderabili e impreviste che, nella visione di alcuni, necessitano di ulteriori interventi pubblici. Il problema è che questi interventi spesso hanno ulteriori conseguenze negative. La sola soluzione è non cominciare nemmeno, poiché le conseguenze inintenzionali delle politiche che dovrebbero risolvere particolari problemi sono spesso peggiori dei problemi stessi." 452593050_543343481349343_7770871669058952626_n


Home / FINMA lancia allarme su stablecoin per le banche. I rischi in una nota

STABLECOIN RISCHIO

FINMA, la CONSOB svizzera, diffonde una nota sui rischi degli stablecoin per le banche della Confederazione

Gianluca Grossi 27/07/24 9:22 News

Stablecoin rischi per la stabilità del sistema bancario, o almeno per quelle banche che dovessero decidere di offrire servizi di deposito e custodia alle crypto ancorate alle valute fiat. Il messaggio questa volta non è dell'Unione Europea o di Bankitalia, istituzioni da sempre avverse al settore, ma arriva da una giurisdizione storicamente aperta al mondo crypto.

A parlare infatti è FINMA, l'omologa di CONSOB in Svizzera, che ha pubblicato una nota per le banche che dovessero avvicinarsi al mondo degli emittenti di stablecoin crypto. Danni reputazionali e anche problemi potenzialmente a livello finanziario, che dovrebbero essere presi in considerazione da chi dovesse prepararsi.

E parla anche di possibilità che rapporti stretti con il mondo bancario possano funzionare da aggiramento delle regole da parte di emittenti stablecoin che sono ormai ricchi quanto… una banca e capaci di spostare importanti capitali.

Le preoccupazioni di FINMA sugli stablecoin

Le preoccupazioni ci sono tutte e riguardano il mondo degli stablecoin. E quando a diffonderle è FINMA, storicamente molto più aperta delle omologhe europee al mondo crypto, c'è sicuramente da discutere di quanto è stato affermato.

Dalle garanzie in caso di fallimento, che potrebbero ricadere a catena sulle banche che dovessero decidere di collaborare con il settore stable.

Il settore bancario svizzero, tra le altre cose, era stato nell'occhio del ciclone perché alcuni istituti della Confederazione sono stati coinvolti nel caso FTX e in una gestione non sempre trasparente dei fondi dei clienti che arrivavano dalle diverse filiali locali dell'ormai fallito exchange di criptovalute.

FINMA ha quasi sempre giocato d'anticipo, almeno rispetto agli altri enti regolatori a livello mondiale e le note diffuse poche ore fa poggiano in realtà su una sorta di continuità documentale che parte dal documento emesso nel 2019 riguardo le ICO e i servizi che le banche avrebbero potuto offrire.

Al netto delle discussioni tecniche, l'allarme di FINMA farà discutere anche fuori dalla Confederazione e in particolare in Europa, dove il MiCA è entrato in vigore meno di un mese fa, accendendo discussioni proprio sulla gestione degli stablecoin autorizzati.

Anche in Europa il tema dei depositi bancari, ai quali il mondo stablecoin ha storicamente difficoltà ad accedere, è oggetto di discussioni ad ogni livello, con Tether che ha contestato, tra gli altri, proprio l'obbligo di detenzione per chi emette stable in Europa del 60% delle riserve presso istituti bancari. Istituti bancari non sempre sicuri e che comunque sono da sempre restii ad offrire anche dei banali servizi di deposito.

Stablecoin al centro delle discussioni di ogni regolatore

Anche negli USA è il mondo stable a essere al centro delle più importanti discussioni. Ci sono già due proposte di legge per la loro regolamentazione, che però stanno avendo enormi difficoltà a procedere nell'iter classico di approvazione delle leggi.

Emittenti come Tether sono stati inoltre oggetto di attacchi politici periodici, per quanto in realtà si tratti di uno stablecoin che ha dato una grossa mano alle finanze pubbliche statunitensi, accumulando enormi quantità di debito pubblico emesso da Washington.


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Da punto di riferimento dell'informazione tecnologica ad agglomerato di luoghi comuni e banalità. Sembra essere questa la parabola discendente che ha visto protagonista Punto Informatico, noto blog d…

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Mises Wire

"Work or starve" is a common argument used against free-market capitalism. Proponents of the "work or starve" argument argue that capitalism forces one to work or be forced with the prospect of starvation or destitution. This is a mistaken approach since "work or starve" is not a feature of capitalism but rather of the world we live in. By conflating positive rights with negative rights, a perverted type of justice is imagined.

We know that humans must regularly consume some basic necessities in order to survive. For such necessities to be procured, they must be produced in some way. For example, water can be found, and food can be cooked. Regardless of the way in which these necessities are produced, it is known that their production is a necessary step prior to their consumption. Labor must be exerted for the procurement of commodities that are wanted. Consumption cannot precede production. Thus, it follows that the natural consequence of not working is starvation.

Capitalism, however, is subject to the criticism that it is not proactive in the quest to eliminate inequality. Socialists propose to alleviate the need to work by expropriating the property of the wealthy and redistributing it as they see fit. This is an immoral approach since it violates property rights. It is also ignorant of economic laws since all property was initially produced or procured in some way. Eventually, there will be nothing left to expropriate and scarcity will have to be taken seriously once again. For theft to work, there must be someone to rob, and eventually there will be a lack of targets as people refuse to work since they cannot keep what they produce. By seizing property with the intent to redistribute it to those who didn't work for it, society is impoverished by consuming more than is produced.

There are also plenty of other fallacies that are pushed through the "work or starve" argument. One such example is that people ought to be guaranteed their means of sustenance. In the United States, this has taken the form of minimum wage legislation. By setting an arbitrary limit for how low wages can go, those who cannot produce enough value to justify their employment are laid off as overall productivity declines. Further, such legislation assumes that business owners take responsibility for the well-being and sustenance of their workers simply by hiring them. While a job is often a ticket out of poverty for many, it does not grant the employee the right to be taken care of at the expense of the business owner. The business owner is only compelled to pay the agreed upon wage in exchange for the labor of the employee.

One is not entitled to the fruits of other people's labor simply because they exist. Without working to provide for their own sustenance either directly or through trade, humans will naturally have deteriorated health. If one refuses to work, they are liable to the consequences that await them and have nothing to blame other than their own laziness.

Image Source: (Adobe Stock/methaphum)

Note: The views expressed on Mises.org are not necessarily those of the Mises Institute.


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I verbali del Koch Institute, resi finalmente pubblici, svelano che pure in Germania le restrizioni non erano dettate dalla scienza. In privato, infatti, gli esperti smentivano il ministro: «Anche i vaccinati contagiano».

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With the Democratic corporate media machine fully propping up Vice President Kamala Harris (see: here & here & here) following President Biden's shock announcement on Sunday that he's abandoning his 2024 presidential campaign, it was only a matter of time before former President Obama and former first lady Michelle Obama endorsed VP Harris as the Democratic presidential nominee.

"Earlier this week, Michelle and I called our friend @KamalaHarris . We told her we think she'll make a fantastic President of the United States, and that she has our full support," Barack Obama posted on X on Friday morning at 0501 ET.

Barack Obama continued, "At this critical moment for our country, we're going to do everything we can to make sure she wins in November. We hope you'll join us."

Earlier this week, Michelle and I called our friend @KamalaHarris. We told her we think she'll make a fantastic President of the United States, and that she has our full support. At this critical moment for our country, we're going to do everything we can to make sure she wins in… pic.twitter.com/0UIS0doIbA

- Barack Obama (@BarackObama) July 26, 2024

With the Obamas now officially endorsing VP Harris, Axios noted, "All the biggest names in Democratic politics are now officially backing Harris, who is cruising to the nomination just days after President Biden dropped out and endorsed her."

An AP News survey from Tuesday shows that VP Harris has secured the support of enough Democratic delegates to become her party's nominee. Saturday marks 100 days until the November presidential election.

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However, not everyone on the left is enthusiastic about VP Harris becoming the next Democratic presidential nominee.

Black Lives Matter wrote a scathing press release earlier this week, demanding the Democratic National Committee host an informal, virtual snap primary across the country ahead of the DNC convention in August because the installation of VP Harris as the presumptive Democratic nominee, without any public voting process threatens "the integrity of our democracy and the voices of Black voters."

This week, the Democrat corporate media machine has been running a massive propaganda campaign to sell VP Harris to the American people as a way to 'save democracy'. In doing so and attempting to change the conversation or skew perceptions, media outlets have been oversampling Democrats in national polls to produce favorable outcomes:

Rewriting history to ensure the American people don't remember VP Harris was 'Border Czar' during the worst illegal alien invasion this nation has ever seen.

The media has been performing triage for VP Harris, who simply doesn't vibe or resonate with the majority of American people.

The Obama's apparently just endorsed Kamala Harris, but nothing about this video is authentic.

It doesn't even sound like a real phone call.

Why can't Kamala just be authentic?! pic.twitter.com/992EYJ4zJv

- Breanna Morello (@BreannaMorello) July 26, 2024

Even to the extent that GovTrack - which tracks the voting records of House and Senate lawmakers, has scrubbed a 2019 analysis which ranked then-Sen. Harris as the "most liberal" US Senator.

In the betting odds market, using data provided by PredicIt, the election odds for former President Trump stand around 56, while those for VP Harris are 46.

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And Harris it is...

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Le elezioni europee hanno ridato slancio ed entusiasmo alla sinistra dopo batoste su batoste. Nonostante il centrodestra sia ancora l'alleanza più amata del Paese - unico governo Ue a non fare passi indietro - il Partito Democratico in rialzo s'è convinto di poter dare filo da torcere all'esecutivo Meloni. Ma i dem da soli non vanno da nessuna parte, lo sa anche Elly Schlein. Ed ecco il ritorno di fiamma: l'accozzaglia. Sì, esattamente come in passato: un'ammucchiatona di partiti che non condividono nulla se non l'odio nei confronti della destra. Insomma, il cartello della poltrona. Emblematica l'ultima mossa della Schlein.

Dopo accuse e insulti di ogni tipo, la segretaria del Pd è pronta a reclutare anche Matteo Renzi. Oltre ad aver già arruolato in qualche modo Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra, la Schlein s'è detta pronta a dialogare anche con il leader di Italia Viva. Incoerenza allo stato puro. "Molto prima che ragionare sui perimetri delle corse politiche e sui modi dobbiamo metterci d'accordo sulle cose da fare per l'Italia: salari, sanità pubblica, scuola pubblica, conversione ecologica, un nuovo piano industriale e diritti delle persone. Partiamo da lì, partiamo dalla questioni concrete", le sue parole al Festival di Giffoni.

Sia chiaro: il ragionamento di Renzi è comprensibile, Iv è politicamente finita e l'unico modo per tornare a contare qualcosa è aggrapparsi al carro del possibile vincitore. Rinnegando anche se stesso, ma non è una novità. Tutt'altro che condivisibile l'iniziativa della Schlein, che sembra così disposta veramente a tutto pur di avere la meglio sulla Meloni. Anche a correre il rischio di guidare una coalizione che imploderebbe dopo quattordici minuti. Perché questa sinistra ha idee diverse su tutto: dal giustizialismo (basti pensare a Toti) alle tasse, passando per l'Europa, le crisi internazionali e la linea sull'immigrazione. Cosa c'entra Renzi con chi vuole la patrimoniale, uscire dalla Nato e abolire il Jobs Act? Per non parlare delle diversità di vedute già esistenti tra Pd, M5s e Avs.

Leggi anche:

Non ci resta che osservare l'evolversi della situazione, con un'unica certezza: le accozzaglie non hanno mai avuto successo a livello politico, quantomeno a lungo termine. Dopo aver rischiato la poltrona, la Schlein è convinta di poter dire la sua a livello nazionale ma ha imboccato la strada più impervia: affidarsi a Renzi, Conte, Bonelli e Fratoianni è sinonimo di coraggio, ma anche di probabile fallimento.

Franco Lodige, 26 luglio 2024

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Alla fine la famiglia Obama sceglie Kamala Harris. È di pochi minuti fa l'endorsement su X dell'ex presidente Usa e di Michelle alla vice di Joe Biden, candidata dem in pectore alla presidenza degli Stati Uniti. "All'inizio di questa settimana, Michelle e io abbiamo chiamato la nostra amica Kamala Harris - si legge nel profilo di Obama -. Le abbiamo detto che secondo noi diventerà un fantastico presidente degli Stati Uniti e che ha il nostro pieno sostegno. In questo momento critico per il nostro Paese, faremo tutto il possibile per assicurarci che vinca a novembre. Speriamo che vi unirete a noi".

Earlier this week, Michelle and I called our friend @KamalaHarris. We told her we think she'll make a fantastic President of the United States, and that she has our full support. At this critical moment for our country, we're going to do everything we can to make sure she wins in… pic.twitter.com/0UIS0doIbA

- Barack Obama (@BarackObama) July 26, 2024

La risposta della Harris: "Voglio solo dirvi che le parole che avete detto e l'amicizia che ci avete dato in tutti questi anni significano più di quanto io possa esprimere, quindi grazie a entrambi. Significa così tanto. E ci divertiremo anche in questo, non è vero?

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Video at Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=2ItXFUGXzbo


MicroBT presenta la nuova serie WhatsMiner M6XS+ alla conferenza Bitcoin 2024: efficienza e sostenibilità gli obiettivi.

L'azienda specializzata nella produzione di hardware per il mining MicroBT ha presentato la nuova serie WhatsMiner M6XS+ alla conferenza Bitcoin 2024 a Nashville. La nuova serie include modelli con sistemi di raffreddamento ad aria, ad acqua e per immersione.

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Focus su sostenibilità ed efficienza

Il Dr. Zuoxing Yang, fondatore e Ceo di MicroBT, ha sottolineato l'impegno dell'azienda verso pratiche di mining sostenibili ed efficienti, evidenziando in particolare le prospettive del mining che sfrutta l'energia proveniente dal sole. Secondo il Dr. Yang entro il 2026 il costo dell'elettricità per il mining solare potrebbe scendere a circa 4 centesimi di dollaro per kWh, rimuovendo così uno degli ostacoli principali del settore.

Progressi nel mining solare

MicroBT ha compiuto progressi nella tecnologia del mining solare, tra cui il successo di un progetto pilota da 100 kW. Il Dr. Yang ha annunciato il lancio di un sistema di container per il mining solare, invitando i partner del settore a collaborare per migliorare la conoscenza nel mining basato sull'energia solare.

Caratteristiche dei nuovi modelli

La nuova serie WhatsMiner M6XS+ presenta diversi modelli:

  • WhatsMiner M60S+ (raffreddamento ad aria): hash rate fino a 210 TH/s con un'efficienza energetica di 17 J/T.
  • WhatsMiner M63S+ (raffreddamento ad acqua): hash rate fino a 450 TH/s con un'efficienza energetica di 17 J/T e temperature dell'acqua in uscita fino a 70℃ (158℉).
  • WhatsMiner M64 (raffreddamento ad acqua): hash rate fino a 206 TH/s con un'efficienza energetica di 19.9 J/T e temperature dell'acqua in uscita fino a 80℃ (176℉).
  • WhatsMiner M66S+ (raffreddamento per immersione): hash rate fino a 318 TH/s con un'efficienza energetica di 17 J/T.

di ARTURO DOILO Non ha impiegato molto il neo-ministro per la deregolamentazione e il ridimensionamento dello Stato per "sfalciare" un bel gruppo di enti inutili di Stato. Federico Sturzenegger, infatti, sta preparando il suo primo provvedimento esecutivo da quando si è formalmente insediato. All'insegna della motosega, ovviamente. La "Ley Hojarasca", sarà un decreto che punterà all'eliminazione […]

The post Sturzenegger mette benzina nella motosega di Milei: decreto per abolire 60 enti inutili e "woke" appeared first on Miglioverde.


Mises Wire

I recently viewed Finding the Money, a video aimed at persuading a popular audience of the putative merits of Modern Monetary Theory (MMT). The video debuted this past May on several streaming platforms and theaters throughout the U.S. Whether it succeeded or not in its purpose, I will leave it for others to judge.

What I found most noteworthy in the 95-minute video was a brief clip of an interview with George Selgin, an economist of some stature in free-market monetary policy circles. When questioned about what MMT proponents get wrong or factually incorrect, Selgin waffles a bit and replies, "it's a matter of emphasis and rhetoric." He then goes on to give a more definite answer: "The MM theorists do say there is ultimately a scarcity of resources. But too often, they treat the world as if the norm is one of generally unemployed resources and plenty of 'em." Here, Selgin seems to be challenging MMT's central claim that politicians and bureaucrats can costlessly conjure up real resources to expend on their favorite programs simply by creating and spending fiat money. Selgin then quickly reverses field, adding, "But I must say in the last twenty years, of course, since 2008, there've been more times when we haven't been constrained [by real resource scarcity] than when we have." Selgin is in effect saying that, since 2008, the Fed has been derelict in failing to administer a bigger dose of monetary expansion to the U.S. economy than it actually did.

We can readily test Selgin's claim that since 2008, the U.S. economy has been awash in excess resources more times than not. In previous writings, Selgin has upheld stabilization of total spending or nominal GDP as the ideal monetary policy for preventing recession and inflation and keeping the economy on an even keel. Thus, according to Selgin, unemployed resources emerge, and resource constraints evaporate, whenever the growth rate of nominal GDP turns negative. Let us see if the data support Selgin's view that for most of the period since the financial crisis, we have been living in an MMT world. In fact, if we take an overall view of the period based on Selgin's nominal GDP targeting framework, we are forced to characterize it as inflationary. From Q1 2008 to Q1 2024, total spending exploded by $13.6 trillion or 92% from $14.7 to $28.3 trillion. (See Figure 1.) Taking a more granular view, the year-over-year growth rate of nominal GDP was positive for 62 of the 68 quarters composing this period, ranging from 2.5% to 5.0% for most of them. Only six quarters displayed a negative growth rate, which, according to Selgin, would place us in an MMT world of unemployed resources. (See Figure 2.) Thus, even on Selgin's own terms, we are forced to reject his assertion that the economy was unconstrained by scarcity more often than not during the past 17 years.

FIGURE 1

NGDP%2007_24_0

FIGURE 2

NGDP%20pc%2007_24_0

Delving a little deeper into actual Fed monetary policy we find the reason why, contrary to Selgin, inflation rather than recession has prevailed since 2008. From the end of December 2007 to May 2024, Fed policies increased the money supply, as measured by the M2 monetary aggregate, by $13.3 trillion or 178%, from $7.5 trillion to $20.9 trillion. (See Figure 3.) During this period spanning 197 months, the annual growth rate of the money supply on a year-over-year basis exceeded 5.0% for a whopping 153 months. Very recently the growth rate of M2 turned negative for 16 consecutive months ending in March of this year, but this did not put a dent in NGDP growth, which slowed but continued to grow above 5.0% for the entire period. (See Figures 2 and 4.)

FIGURE 3

A graph with a red line Description automatically generated

FIGURE 4

M2%202024

Empirical considerations aside, Selgin's remarks reveal a deep affinity between MMT and the monetary-disequilibrium theory that he champions. Both theories incorrectly attribute economy-wide unemployment of resources to a deficiency of aggregate spending. In doing so, both divert attention from the crucial insight of Austrian economics: it is the price structure and not spending that drives and coordinates economic activity. Money prices are formed directly by the interaction of the value scales of buyers and sellers on markets. Spending has no causal significance in determining money prices; logically and chronologically the payment of a sum of money, like the handing over of units of the good sold, occurs only after a price has been agreed upon by buyer and seller. The physical transfer of a bundle of monetary assets from buyer to seller and bundle of goods from seller to buyer is the consummation and not the cause of the price event.

This is just as true of aggregate spending as it is of spending involved in an individual transaction. At any given moment, the market process determines a structure of money prices or, inversely, the purchasing power of money. An increase in the money supply would cause a fall in the marginal utility of money relative to goods on the value scales of the recipients of the new money. All other things equal, this would cause a bidding up of the prices of various goods and a decline in the purchasing power of money, which in turn would entail the handing over of more units of money for some goods and, therefore, increased total spending on all goods. Aggregate spending is a passive resultant, not a cause, of the height or scale of money prices. This point has been emphatically stated by William H. Hutt:

[T]he general rate of expenditure . . . is a consequence of the value of the monetary unit and not its cause. . . . Expenditures do not determine prices. Prices determine expenditures. . . . exchanges of products are the results and not the causes of values, values being established by the acceptance of bids and offers to exchange. . . . It is demand and supply expressed in terms of money and not the spending of money which determines prices. [Emphases are in the original.] 1

What we may call the "spending illusion" is perhaps the gravest error in the history of economic thought and has been deeply embedded in economics since the early twentieth century when Irving Fisher and others formulated the mechanistic quantity theory of money. Indeed, every school of macroeconomics, from Keynesianism to monetarism to New Keynesianism, has been based squarely on the fallacious assumption that spending is a causal factor in determining prices and quantities. Modern monetary theory is just the latest variation of this fallacy. Only the Austrian school of economics, which is based on Menger's causal-realist analytical method, has been able to pierce through the spending illusion and develop a business cycle theory consistent with the reality of the pricing process.

Image Source: 401(K) 2012 via Flickr

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The term "smart city" conjures images of futuristic utopias where technology seamlessly enhances our daily lives. Traffic flows like a symphony, garbage trucks only show up when needed, and potholes fill themselves while apologizing for the inconvenience. But peel back the glossy veneer, and you'll find that these so-called smart initiatives are often just a new way to nickel-and-dime residents. Let's take a tour through the cityscape of this digital pickpocketing.

A costly clean air measure

First stop, the U.K., where the government's Ultra Low Emission Zones have become the bane of anyone driving a car older than yesterday's news. London's ULEZ charges drivers of older vehicles a hefty £12.50 (~ $16) daily fee for the privilege of entering certain areas. The idea is to cut down on pollution. Noble, right? But the execution feels more like a tax on the poor. Those who can't afford or are skeptical of the latest eco-chic ride end up emptying their pockets to pay for what is, in effect, a green tax dressed in sustainability's clothing.

According to London's mayor, 78% of London's poorest cannot afford to drive, and for those considering it, the ULEZ fee adds another daunting barrier to entry. Aspiring drivers must weigh not just the costs of a car, insurance, taxes, upkeep, and fuel but also whether they can afford the daily fee - or stretch their budget to purchase the modern vehicles that are exempt.

Trash tactics: Fort Worth's revenue racket

Having witnessed how London's ULEZ policy subtly extracts pounds from the pockets of those least able to afford it, we turn our sights to a seemingly unrelated issue across the Atlantic. In Fort Worth, Texas - where Big Brother rides shotgun in the city's garbage trucks.

These trucks are decked out with cameras, eager to issue fines like a meter maid on commission. Is your trash lid sticking up? That'll be a fine, thank you very much. Have an extra bag this week? Money, please.

For many, the choice isn't between following or flouting the rules but between essential spending like food, rent, and healthcare versus paying a fine for a slightly overstuffed trash can. It's not about keeping streets clean - it's about who gets cleaned out.

Why not let a little competition clean up our trash troubles? If trash companies had to scrap it out for your business, you bet your last banana peel you'd see prices plummet while service sparkles.

Manhattan's pay-to-play pavement

As Fort Worth residents navigate the introduction of sanitation surveillance, let's shift to New York City, where the concept of control scales up dramatically. The proposed congestion pricing plan is another shining example of smart technology wielded as a fiscal club. The plan proposes charging drivers to enter Manhattan's central business district. It's touted as a way to reduce traffic and bolster public transit, but let's call it what it is: a backdoor tax on everyone not riding the subway.

Low-income workers and small business owners are hit hardest, turning a commute into a costly daily ordeal. And don't forget - every Uber ride, every cab you hail, your late-night food delivery, and even the handyman service will tack this on to your bill, passing the financial burden right back to the consumer.

Luckily, this initiative has faced delays and opposition, a small victory for those hoping not to be squeezed dry in the Big Apple. It seems the governor, cautious in an election year, has noticed the chilly reception and pressed pause. In a genuine free market, such a scheme wouldn't stand a chance, but don't be surprised if it resurfaces once the election dust settles.

Intersection injustice: The red light camera hustle

Even smaller cities have been cashing in on the smart tech trend. Red light cameras, pitched as tools to enhance intersection safety, have often turned into municipal moneymakers. Cities like Chattanooga, Lubbock, Nashville and Dallas have come under scrutiny for setting illegally short yellow light times to boost ticket numbers and revenues. Chattanooga even had to hand back cash to the drivers it duped.

But it gets worse: these cameras may not just be unnecessary but harmful. Research from the Texas Transportation Institute at Texas A&M found that tacking on just one extra second to the yellow light cuts red-light running by half. Another low-tech option is to increase the all-red buffer time, giving both streams of traffic a pause and truly safeguarding the intersection.

Yet, many cities opt for revenue-generating cameras that can even lead to an uptick in rear-end accidents, as drivers abruptly brake at the sight of a yellow light to dodge a potential ticket. This raises critical questions about the true priorities in traffic management - public safety or profit?

San Francisco's parking payday

As we see in Chattanooga, where dubious strategies boost municipal revenue at drivers' expense, a similar drive for profit is evident on the West Coast. San Francisco's SFpark program uses sensors to monitor parking space occupancy and adjust rates. Dynamic pricing sounds great in theory, but when you're paying premium rates just to park for a quick errand, it starts to feel like a shakedown. The technology meant to alleviate congestion instead adds another layer of cost to urban living. It's enough to make you long for the days of quarters and meters that didn't change their minds every hour.

Conservation or cash grab?

In California, the trend of using "smart" technology to extract more from residents continues with the introduction of smart water meters. These devices were introduced to manage water usage during droughts. But instead of fostering conservation, they've led to sky-high fines for residents. Inaccurate readings and unclear usage limits have left people scratching their heads and emptying their pockets. This is water we're talking about, a basic necessity turned into a pricey commodity by the magic of smart technology.

The shock of dynamic pricing

Finally, our journey brings us back to Texas, but this time with a focus on a different type of meter: the smart electricity meter. These meters allow for real-time monitoring and dynamic pricing. During the 2021 winter storm, residents faced astronomical electricity bills as prices surged. The very technology meant to manage demand left people choosing between heat and bankruptcy. It's a cruel twist of fate when surviving a storm leaves you financially underwater.

As our tour of these so-called smart city initiatives comes to an end, it's clear that the promise of technological utopia often disguises a more cynical reality. These technologies, rather than enhancing our lives, frequently serve as tools for municipalities to nickel-and-dime their residents, turning everyday necessities into costly burdens.

For those looking to dive deeper into these issues, the documentary "SMART: Coming to a City Near You" provides a revealing look at the realities of living in an increasingly surveilled landscape. This film is a must-see for anyone wanting to understand how these technologies are reshaping our cities.

If you're inclined to take action, consider exploring Banish Big Brother, an organization I'm proud to be involved with. We work to ensure that any technology implementation doesn't come at the cost of our privacy. As more cities embrace smart technologies, our mission to advocate for privacy safeguards becomes increasingly vital. If these issues resonate with you, we invite you to join us in our efforts.

The future of our communities shouldn't come at the cost of our privacy and financial well-being. While technology holds the potential to genuinely enhance our quality of life, it must be implemented with transparency, accountability, and choice.

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